IN SUDAN

Sudan, la Corte ordina il rilascio di Meriam E' con il marito in una località segreta

La donna, che era stata condannata a morte per apostasia, torna in libertà ma resta in pericolo. Il fratello maggiore ha giurato che la vuole uccidere

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Meriam, la donna sudanese condannata a morte per apostasia il 15 maggio da un tribunale islamico, è tornata in libertà. Lo ha deciso il tribunale, ordinando il suo rilascio. La notizia è stata confermata dall'associazione Italia for Darfur, che riporta un messaggio di Khalid Omer Yousif, presidente dell'Ong Sudan chance now. La donna si trova ora in un luogo segreto per sfuggire ad alcuni parenti che la cercano per ucciderla.

Il legale della donna, Elshaaref Ali, ha confermato: "E' libera, l'hanno rilasciata e sta tornando a casa". E ha agiunto: "Siamo molto felici e ora stiamo andando da lei".

In un luogo segreto - La donna però si nasconde in un luogo segreto perché alcuni parenti la stanno cercando per ucciderla. In particolare il fratello maggiore le dà la caccia perché la ritiene "un'apostata e un'adultera". E smentisce la versione sempre raccontata da lei. Meriam ha detto di essere stata abbandonata da piccola dal padre musulmano e di essere stata cresciuta nella fede cristiana dalla madre. Ma il fratello dice che in realtà Meriam è figlia di due musulmani e si è convertita al cristianesimo per sposare il suo attuale marito.

Il parto dietro le sbarre - La donna sudanese solo qualche settimana fa aveva partorito in carcere la piccola Maya, la sua seconda figlia.

Sulla possibile liberazione della donna, in carcere da febbraio, ultimamente si erano rincorse molte voci: qualche giorno fa la Commissione nazionale per i Diritti umani sudanese aveva definito la condanna a morte di Meriam Yahia Ibrahim una sentenza in contrasto con la Costituzione, che prevede la libertà di culto. In precedenza Meriam era stata liberata dalle catene per ordine dei medici.