PROCESSO PER DIRETTISSIMA

Alessandro Mannarino, arrestato dopo una rissa a Ostia

Per il cantautore anche l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale, sarà processato per direttissima

Il giovane cantautore Alessandro Mannarino è stato arrestato dalla polizia con le accuse di rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Mannarino si trovava in un locale a Ostia con alcuni amici e il fratello. Non si sa il motivo ma il cantautore, ubriaco, ha scatenato una rissa. Dopo uno scontro anche con i poliziotti, intervenuti sul luogo, sono scattate le manette. Si procederà con il processo per direttissima.

Il processo per direttissima è un procedimento penale non ordinario che avviene in due casi o dopo l'arresto in flagranza di reato o dopo la confessione dell'imputato. Si saltano così delle tappe preliminari dal momento che gli inquirenti ritengono che non siano necessarie altre indagini. Non si sa se Mannarino abbia subito ammesso le sue colpe o che i poliziotti abbiano deciso di agevolare il processo per direttissima.

Secondo quanto ricostruito la lite è iniziata all'esterno di un altro locale dove Mannarino e altre persone partecipavano ad una festa. Una volante della polizia in transito ha notato un gruppo di persone ubriache che stavano litigando e si è fermata.

Mannarino avrebbe detto di essere stato aggredito, ma non avrebbe saputo dare indicazioni sui presunti aggressori. Poco dopo lo stesso gruppo ha continuato la rissa davanti ad un altro locale: la polizia è intervenuta fermando il cantautore, il fratello e un'altra persona. Da lì qualche parola di troppo e l'arresto, inevitabile.

L'artista, che ha pubblicato a maggio il nuovo album "Al Monte", in questi giorni stava preparando il tour estivo che partirà il 2 luglio dal Castello Scaligero di Villafranca con la data zero.

LA VERSIONE DEI FATTI DI MANNARINO - "Stavamo festeggiando il diciottesimo compleanno di mia sorella in un locale a Ostia e, - spiega Alessandro Mannarino in una nota diramata dal suo ufficio stampa - dopo essermi allontanato per qualche minuto dalla festa, per cercare lì vicino un albergo dove far dormire i miei fratelli, mi accorgo - al mio ritorno nel club - che era in corso uno screzio tra mio fratello e degli estranei, non invitati e che oltre ad essersi intrufolati avevano importunato, con proposte oscene, mia sorella. Al mio arrivo erano già intervenute le forze dell'ordine, sedando in prima battuta gli animi e, mentre parlavo con gli agenti - quando tutto sembrava ormai essersi risolto - sento le urla della mia ragazza che implorava, gridando ripetutamente "vi prego fermatevi". La mia ragazza e mio fratello erano a circa 300metri dal locale quindi mi precipito verso di loro e nel frangente osservo mio fratello cadere rovinosamente in terra colpito dai pugni sferrati violentemente dal branco che continuava a pestarlo. Vicino a lui c'era la mia ragazza con il viso grondante di sangue e con una profonda ferita all'occhio. Arrivato finalmente da lei, vengo immediatamente afferrato, cinto alle spalle e strattonato via. Io ovviamente reagisco non comprendendo immediatamente che si trattasse dello stesso personale di Polizia con il quale stavo parlando poco prima e che mi aveva seguito, anche loro allarmati dalle urla. Cercando inutilmente di divincolarmi, per soccorrere mio fratello e la mia fidanzata, devo aver consumato involontariamente una resistenza a pubblico ufficiale. Ovviamente questo non era nelle mie intenzioni e tanto meno fa parte del mio carattere. Mio fratello urlava che gli aggressori erano gli stessi del locale e li indicava alle forze dell'ordine mentre questi riuscivano a darsi alla fuga. Solo uno di loro è stato rintracciato e arrestato. Da quel momento non vedo più la mia ragazza e comincio a chiedere di soccorrerla, col timore che -invece- lasciata sul posto, non solo rimanesse priva di assistenza medica ma, peggio, potesse di nuovo diventare oggetto di violenze da parte di quegli aggressori. In quei frangenti ho urlato e fatto di tutto per cercare di raggiungere le due persone a me care. Sono stati attimi dove i miei pensieri erano molto confusi, ero caduto nel terrore, preso dall'ansia e dall'agitazione per le condizioni di salute di mio fratello e della mia fidanzata col viso pesto di sangue. Non mi sono reso conto che dovevo fidarmi dell'operato della Polizia e quindi senza rendermi conto della gravità del mio gesto ho opposto loro resistenza, anche con frasi dettate esclusivamente dall'esagitazione del momento".