L'accordo sul nuovo Senato tra Forza Italia e Partito democratico è vicino. La nuova riforma è stata il frutto di un delicato negoziato tra Berlusconi e Renzi. Lo confermano Giovanni Toti, che a denti stretti afferma: "C'è l'intesa"; e il premier, che ai suoi ribadisce: "Prendere o lasciare". Cambia la struttura, ci saranno meno sindaci, non potrà votare la fiducia, ma avrà più funzioni. Renzi vuole incassare il sì dell'Aula entro la pausa estiva.
Ecco come verrà ristrutturato Palazzo Madama - Il do ut des tra il premier e il leader di FI sulla forma del Senato si è risolto con un mix (che è ancora in trattativa), che sarà composto per 1/4 da sindaci (l'incarico non andrà automaticamente al primo cittadino del capoluogo di regione) e per 3/4 da rappresentanti regionali. Inizialmente, secondo fonti di Palazzo, Renzi avrebbe voluto che il Senato fosse la Camera dei sindaci, ma Berlusconi per paura di un'eccessiva rappresentanza del Pd avrebbe dato il suo veto.
Le funzioni del nuovo Senato - Il nuovo Senato ora ha più funzioni rispetto alla riforma di partenza, ma non potrà più votare la fiducia. In questo modo viene superato il "bicameralismo perfetto" che rallenta il sistema istituzionale. Ha competenza sulla legislazione regionale ed europea, co-elegge il presidente della Repubblica, il Csm, e - come scrive La Repubblica - recupera voce sulle leggi elettorali e costituzionali.
Nessuna indennità ai nuovi senatori - I nuovi senatori per il loro "lavoro" a Palazzo Madama non riceveranno alcuna indennità. Saranno in parte sindaci e in parte consiglieri regionali e dovranno accontentarsi della paga che già ricevono. Per garantire alle opposizioni di essere rappresentate Calderoli (che collabora con la Finocchiaro per la stesura della riforma) ha suggerito il "voto limitato". Ossia i consiglieri regionali avranno una scheda con un numero di opzioni inferiore al numero dei senatori da mandare.
La quota del Quirinale rimane, ma si restringe - Raggiunta l'intesa anche sulla quota di senatori eletti dal Quirinale tra personalità di spicco della società civile: non saranno più 21 ma 5 e rimarranno in carica per sette anni.
Il presidente del Consiglio spera di arrivare a Bruxelles, per il semestre italiano di presidenza, con la riforma del Senato, del Titolo V (che comprende l'abolizione delle Province) e il nuovo Italicum già approvati. Per questo prospetta che nelle prossime due settimane possa essere approvata in Commissione Affari Costituzionali mentre dalla Aula entro il 3 luglio. "Questa partita in casa - spiega - consentirà di vincere anche la partita in Europa". Sul presidenzialismo, tema caro a Berlusconi, invece ribadisce: "Ora bisogna completare il percorso su cui c'è accordo, per cui aprire la questione del presidenzialismo è inopportuno e intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, inutile infilarci in un dibattito su questo tema". Nel pacchetto di riforme da approvare fa parte anche la legge elettorale, che ha subito delle modifiche.
Il nuovo Italicum - Anche la legge a doppio turno già approvata alla Camera è un cantiere aperto. Le novità rilevanti sono tre: la soglia di sbarramento rimane al 4%, sia per le liste coalizzate sia per le liste fuori dalle coalizioni, il premio di maggioranza sale dal 37,5% al 40% e al posto delle liste bloccate tornano le preferenze o in alternativa i collegi.