Non c'è nessun nuovo caso di scambio di embrioni al Pertini di Roma ai danni di una coppia che si era sottoposta a fecondazione assistita. A denunciare la vicenda era stata l'associazione Agitalia ma la documentazione medica relativa all'amniocentesi a cui si è sottoposta la donna e da cui emergerebbe lo scambio "è un falso" per Paola Grammatico, direttore del laboratorio di genetica dell'ospedale San Camillo a cui la coppia si è rivolta.
La vicenda del nuovo presunto scambio di embrioni, su cui anche la Regione e la Asl RmB stanno cercando di fare luce con una serie di controlli, riguarderebbe ora una coppia di coniugi ultraquarantenni che sarebbe ricorsa all'inseminazione artificiale per avere un figlio, sempre nel dicembre 2013, l'epoca del precedente 'scambio', già accertato e che fece scandalo.
Un'amniocentesi a cui la donna, 43 anni, si sarebbe sottoposta a maggio, secondo l'associazione Agitalia, avrebbe però rivelato che l'embrione non presentava materiale genetico né del padre né della madre. Per questo motivo la coppia chiederebbe ora un milione di euro di risarcimento per "'danni morali, patrimoniali e biologici subiti in relazione alla fecondazione assistita eseguita 'erroneamente' per il presunto 'scambio di provette'".
Ma dal laboratorio di genetica a cui la coppia si sarebbe rivolta per l'amniocentesi arriva la smentita: "Dalla documentazione allegata emergono una serie di falsi - sottolinea la dottoressa Grammatico - dalla carta intestata che non usiamo da tempo, alla data in cui la donna si è sottoposta al prelievo, che corrisponde a una domenica, alla numerazione della richiesta che non corrisponde alla nostra, al referto di valutazione genetica che non corrisponde all'amniocentesi fatta".