I figli unici sarebbero più soli, tristi e introversi di quei bambini che hanno fratelli e sorelle? Questa sembra essere l'opinione comune e negli ultimi anni diversi studi si sono spesi a dimostrare il contrario. Alcuni ci sono riusciti, altri invece hanno effettivamente dimostrato che vivere in famiglie numerose sia più formativo per i ragazzi. Insomma, l'argomento è talmente controverso che bisognerebbe estrapolare i dati e affrontare caso per caso.
Figli unici soli e tristi? Sembrerebbe proprio di no! Lo psicologo inglese John Bowlby che formulò la teoria dell'attaccamento nel 1969, sembra confermare questa ipotesi: una buona relazione con l'adulto è indispensabile per avere una base sicura nel percorso di crescita. Insomma, ha molta più importanza la relazione con i genitori nella formazione del carattere che con fratelli o coetanei. Anche le ricerche confermano la felicità dei figli unici: dal 1987 due professori dell'università del Texas, Toni Falbo e Denise Polit, hanno effettuato centinaia di studi sui ragazzi, prendendo in considerazione diversi aspetti come la tendenza a socializzare o la capacità di leadership.
I risultati non lasciano dubbi: non ci sarebbe alcuna differenza tra chi è cresciuto da figlio unico e chi ha avuto una famiglia numerosa. E per quanto riguarda i genitori? Uno studio dell'Università della Pennsylvania ha preso in esame 35mila genitori: le coppie con un solo figlio sarebbero in assoluto le più soddisfatte.
Al contrario e a favore della famiglia numerosa arriva invece uno studio inglese, pubblicato sul sito per l'infanzia bounty.com, secondo il quale la famiglia perfetta sarebbe formata dai genitori con due figli.
Per l'esattezza avere due sorelline in famiglia sarebbe il segreto della felicità. Anche se da bambini i fratelli possono essere litigiosi e diversi tra loro, i vantaggi si troverebbero nell'età adulta, in prospettiva dell'invecchiamento dei genitori. Avere l'appoggio di un fratello quando i genitori hanno bisogno di cure e assistenza è molto importante. Così come per condividere il dolore della perdita di un genitore.
I dati Istat intanto sono molto chiari per quanto riguarda la situazione italiana: le famiglie con un solo figlio rappresentano il 46,5% del totale, contro il 43% di quelle con due e il 10,5% di quelle con tre figli o più. I ragazzi (fino a 17 anni) che non hanno fratelli sono aumentati rispetto al 1998: erano il 23,8%, mentre dieci anni dopo sono diventati il 25,4%. Invece i minori che hanno un solo fratello sono passati dal 53,1% al 54,7% mentre è scesa dal 23,1% al 19,9% quella di chi ha due o più fratelli.
I numeri, però, non ci parlano di una maggior felicità dei nuclei familiari con un solo figlio, sembrano piuttosto denunciare una crisi che va a insinuarsi anche nelle nostre scelte di vita. Cresce infatti il numero di donne occupate in gravidanza che non lavora più a due anni di distanza dal parto (22,3% nel 2012 dal 18,4% nel 2005): uno scenario che non predispone di certo ad affrontare un eventuale nuovo nato, che graverebbe ancor di più sul bilancio familiare già messo a dura prova dalla perdita del reddito da parte della madre.