La riforma della Pubblica amministrazione può cominciare. Uno degli obiettivi è quello, per dirla con le parole di Alfano, di "mettere a dieta il pachiderma", snellendo quindi la presenza dello Stato in periferia. Ora che le province non ci sono più, secondo il governo, mantenere prefetture, ragionerie e archivi in ogni capoluogo costa troppo: meglio accorpare tutto in un unico immobile, una sorta di "casa del governo"
L'intento, dunque, è la riduzione degli uffici e del personale delle amministrazioni dello Stato con rispettivo rafforzamento degli uffici che erogano prestazione ai cittadini e alle imprese. La riforma della Pubblica amministrazione prevede, tra l'altro, una serie di deleghe al governo, che entro sei mesi dall'entrata in vigore del disegno di legge, dovrà adottare decreti legislativi per il riordino degli uffici centrali e di quelli periferici dei ministeri e degli enti pubblici non economici.
Inoltre, così recita il testo approvato dal Cdm lo scorso 13 giugno, è prevista "la definizione del numero massimo di uffici dirigenziali, in rapporto al numero di dipendenti e alla popolazione residente nei relativi territori”. E ancora: "Possibilità di gestione unitaria dei servizi strumentali, attraverso la costituzione di uffici comuni e previa l'eventuale collocazione delle sedi in edifici comuni o contigui".
In questo modo si potrà arrivare ad un taglio delle spese statali: in particolare le Pa dovranno, per i prossimi 5 anni, predisporre una riduzione delle proprie spese pari almeno all'1% di quelle sostenute nel 2013. La riforma prevede una serie di deleghe al governo per il riordino degli uffici centrali e di quelli periferici dei ministeri e degli enti pubblici non economici.