I negoziati tra Russia e Ucraina, con la mediazione dell'Ue, per evitare il taglio del gas russo, si sono chiusi "senza nessun risultato". Lo ha dichiarato una fonte del governo ucraino. In caso di non pagamento da parte di Kiev, la Russia ha annunciato che potrebbe decidere di chiudere i rubinetti. Una minaccia che fa tremare l'Europa (nonostante le rassicurazioni di Gazprom), visto che dai gasdotti ucraini passa la metà del metano utilizzato.
"Non abbiamo raggiunto un accordo ed è improbabile che ci incontreremo di nuovo: noi siamo già sull'aereo" per tornare a Mosca, aveva detto Sergei Kupriyanov. "Se non riceveremo il pagamento entro le ore 10 (ora di Mosca), non forniremo più gas", ha aggiunto il portavoce di Gazprom. La Russia aveva già annunciato che alla scadenza dell'ultimatum avrebbe introdotto un regime di pagamenti anticipati e si temeva proprio l'ipotesi anche di un taglio alle forniture di gas all'Ucraina.
Gazprom si è comunque detta disposta "a incrementare il flusso di gas verso l'Europa attraverso i gasdotti che aggirano l'Ucraina se Kiev dovesse bloccare sul proprio territorio il metano". La compagnia russa però non può ancora escludere, che la rottura dei negoziati non abbia effetti negativi sui Paesi Ue. Intanto l'a.d. della mega-società ha introdotto un sistema di pagamento anticipato del gas per l'Ucraina. "La decisione - scrive la Gazprom - è stata presa a causa dei sistematici mancati pagamenti da parte di Naftogaz Ukraina. Il debito non pagato dalla compagnia per il gas russo fornito ammonta a 4,458 miliardi di dollari: 1,451 miliardi di dollari per le forniture di novembre e dicembre e 3,007 miliardi di dollari per quelle di aprile e maggio di quest'anno".
La compagnia russa ha inoltre annunciato di aver avvertito la Commissione europea di "possibili interruzioni" delle forniture se l'Ucraina preleverà gas dal volume in transito verso l'Europa, sototlineando che la società energetica di Kiev, Naftogaz, "è obbligata a garantire il transito" verso l'Ue.
Naftogaz, da parte sua, ha deciso di ricorrere all'arbitrato della Corte di Stoccolma contro Gazprom affinché sia stabilito "un prezzo equo" per le forniture. Kiev punta inoltre a recuperare quello che considera "il pagamento eccessivo" dal 2010, per un totale di 4,4 miliardi di euro.