IL DEBUTTO AZZURRO

Riecco l'Italia Mundial: Marchisio e Balotelli abbattono l'Inghilterra, 2-1

A Manaus, gli azzurri vincono una gara resa complicata anche dal clima: SuperMario decide al 50', la difesa soffre ma regge, benissimo Sirigu e i giovani

Parte bene, benissimo il mondiale degli azzurri. Il primo, delicato match con l'Inghilterra si conclude con una vittoria per 2-1, c'è il primo posto del girone, ci sono i punti e finalmente i gol, innanzitutto di Mario Balotelli, autore al 50' della rete decisiva dopo che nel primo tempo Sturridge, al 37', aveva immediatamente pareggiato il blitz di Marchisio al 35'. Un'Italia sicuramente generosa, determinata, brava a cogliere sempre l'attimo buono per fare male (nel bilancio ci sono anche un salvataggio sulla linea di Jagielka e un palo di Candreva nel recupero del primo tempo, una traversa di Pirlo su punizione al 93'); non tutto, invece, è funzionato in difesa, ma la sorte e Sirigu, degno sostituto dell'infortunato Buffon, sono stati amici degli azzurri.

Trenta minuti di dubbi, di brividi più freddi che caldi a dispetto della temperatura da microoonde di Manaus, dove la sabbia si alza dal campo e si appiccica alla gola insieme all'umidità, alla fatica. Poi i gol, il vantaggio del primo colpo subito perso, annullato, le zampate nel recupero che avrebbero meritato miglior fortuna. Poi, una ripresa contrassegnata dall'atteso lampo di SuperMario e da una resistenza che è riuscita a non intaccare eccessivamente le coronarie.

Partenza in salita, allora, con l'Italia che soffre tremendamente la scelta apparentemente azzardata di Hodgson, quei quattro giocatori che sulla carta di identità hanno scritto attaccanti, Sterling, Rooney, Welbeck e Sturridge che puntano per direttissima una difesa italiana svagata non solo per i limiti individuali (Paletta, giusto per non fare nomi), quanto per una organizzazione tutto meno che eccelsa: Chiellini, a sinistra, prova a spingere, ma si trova spesso alle spalle una delle frecce nere inglesi, che nell' "uno contro uno" si mangiano i nostri centurioni. De Rossi rimane a metà del guado tra mediana e supporto ai due centrali, Darmian spinge in maniera continua e ammirevole, ma anche lui deve pagare forzatamente dazio dietro: e l'immediato pareggio di Sturridge al gol di Marchisio nasce proprio da un'iniziativa - l'unica - di Rooney della prima parte di gara. Ed è un peccato, altro che se è un peccato, perché a dispetto di questi scricchiolii (eufemismo: già al 25', dopo un blitz di Welbeck, solo Barzagli ha evitato lo svantaggio), appena prima dell'1-1 l'Italia aveva appena preso al volo l'attimo fuggente segnando grazie a un lampo juventino su azione d'angolo: finta deliziosa di Pirlo, controllo e destrone da fuori di Marchisio da fuori, guarda caso reintegrato per un attimo alla sua posizione naturale dopo più di un imbarazzo nel ruolo di principale partner d'attacco di Balotelli. Ed è un gran peccato anche alla fine del tempo che Balotelli, finalmente lanciato in verticale, cerchi di punire una goffaggine del suo ex compagno Hart in uscita - e salva Jagielka sulla linea, e subito dopo, nella mischia seguita al corner, Candreva colpisca il palo. Segno che anche i Leoni, se morsi, se aggrediti, non dispongono di un bunker, là dietro.

E infatti, alla prima azione della ripresa, l'Italia unisce finalmente qualità, raziocinio, velocità di esecuzione: e se Pirlo e Verratti gestiscono bene una palla recuperata, toccano a Darmian, che allunga dalla sua parte a Candreva, e se Candreva crossa bene per l'intelligente movimento di Balotelli sul secondo palo, è gol. Subito. Bello. E anche se gli azzurri cercano di ripetersi alla rovescia, concedendo ancora a Sturridge la chance dell'immediato aggancio, stavolta la barca azzurra tiene la controllabilissima mareggiata english. Prandelli inietta esperienza: toglie Verratti, mette Thiago Motta al fianco di Pirlo, arretra De Rossi che ora, davvero, è l'angelo custode dello smarrito Paletta. Servirebbe un tutor anche a Chiellini, palesemente a disagio nel ritornare alle origini di terzino: non fa scattare un fuorigioco che Rooney, per un filo, non trasforma nel 2-2. Dall'altra parte, invece, fa battere il cuore l'arrembanza di Darmian, sfrontato nello sfidare il caldo e gli inglesi, a momenti segna una rete da urlo dopo uno sfondamento degno dei grandi predecessori azzurri. La contromossa di Hodgson ha la faccia giovane di Barkley, che entra al posto dello scarico Welbeck, ma negli ultimi 20 minuti, senza i time-out, con sudore e sete al potere, diventa una questione più di "garra" che di energie. Entra anche Immobile per Balotelli, comunque disciplinato, utile fino all'ultimo, non entra - meglio, molto meglio - il pallone nella nostra porta anche per la concentrazione, la sicurezza di Sirigu, che c'è su tutto quello che arriva. L'ultimo assalto è di Gerrard, capitano che non molla niente a dispetto di una botta al ginocchio, e di migliaia di tifosi inglesi che riempiono l'aria molle di Manaus con i loro incitamenti: è cuore che va rispettato, sempre. E che però, al termine di minuti fatti di tanti palloni molto alti sulla nostra traversa (mentre sulla loro si stampa la solita, magica punizione di Pirlo), si deve mettere in pace, e lasciare spazio alla nostra gioia: dopo l'osceno digiuno del 2010, torniamo a sentire il sapore bello delle notti mondiali in cui si festeggia. C'è parecchio da regolare se non rivedere, Prandelli lo sa benissimo: ma farlo dall'alto di una classifica così corta e così importante, è lavoro agile.

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