le onlus e le guerre dimenticate

Repubblica Centrafricana: testimonianze dei volontari a Bangui

Nel dramma della guerra, Amici per il Centrafrica Onlus si impegna ad aiutare la popolazione

La guerra in Repubblica Centrafricana prosegue in silenzio.

Testimoni attivi degli orrori che stanno accadendo in questo paese dimenticato da tutti sono le organizzazioni umanitarie che, in maniera discreta e concreta, si impegnano costantemente ad aiutare la popolazione civile. Una popolazione costretta a subire passivamente il trascorrere di questo conflitto insensato, costretta a cercare aiuto per non abbandonare del tutto le speranze di una pace futura, o almeno di una tregua.

Una di queste tante associazioni è Amici per il Centrafrica Onlus che si occupa di garantire ai bambini, alle donne e a tutta la comunità istruzione, cura, formazione e sostegno al lavoro affinché la popolazione riesca a raggiungere l'autosufficienza.

Riportiamo qui alcune testimonianze dei volontari della Onlus che oggi operano a Bangui e che meglio descrivono la drammaticità della situazione nel paese.

Lettera da Monica – volontaria a Bangui 29/05/2014

Due giorni fa sono andata a prendere all'aeroporto le suore che erano a Bambari, dove la seleka (i gruppi armati musulmani, n.d.r.) ha aperto il suo quartiere generale, ha preso possesso dell'unico ponte che permette l'accesso in città e non lascia ne entrare ne uscire nessuno, neanche le macchine degli organismi.

Le suore sono state evacuate con l'aiuto dei militari, un carro armato è andato a prenderle a casa per portare sino all'aeroporto e con un volo militare dei francesi, sono arrivate a Bangui e così hanno abbandonato la missione, la casa e la scuola che era oramai chiusa da 2 settimane, dall'arrivo degli ex seleka a Bambari.

Qui da ieri sera la situazione è un po' critica, i musulmani hanno tirato le granate in chiesa nel quartiere di Fatima durante una celebrazione, e hanno sequestrato altre persone, questa mattina, i corpi sono stati trovati lungo la strada, bilancio 68 morti e 50 dispersi e i feriti non si contano neanche.

Ecco come va qui. Sembra che non voglia più finire.

Lettera da Monica – volontaria a Bangui 30/05/2014 Ore 5.00 -

Qui non è per niente facile, questa mattina svegliati alle 4.30 da un'immensa folla che sta ancora passando nella via principale davanti casa, con per dimostrare il loro dissenso di fronte alle ingiuste morti dell'altro giorno in chiesa, sono scesi in strada madri e padri che hanno perso i loro figli, giovani, bambini e tutti quelli che potevano, stanno continuando a passare, battendo i coperchi delle pentole, suonando dei fischietti, trascinando delle macerie, hanno eretto delle barricate in mezzo alla strada, stanno bruciando i copertoni delle macchine, vogliono far sentire la loro voce e vogliono che lo stato reagisca e non resti in silenzio di fronte a quello che è successo. Speriamo che la marcia arrivi a buon fine, senza violenza, ma soprattutto speriamo che qualcuno li ascolti e che si cominci a fare veramente qualcosa sul serio, siamo stanchi di vedere morti e violenze che restano impuniti.

Ore 8.00 - Alla radio è stato detto che nessuno esca di casa, e anche se alla radio non lo dicevano, chi si muove in una giornata così? Risultato la scuola è deserta, la marcia è finita, le strade si sono svuotate e tutti sono scappati per rifugiarsi, dopo che i militari hanno cominciato a reagire e a sparare in aria. Ecco come è cominciata la giornata, adesso tutto è calmo, ma una calma apparente, speriamo vada veglio nelle prossime ore.

Per aiutare l'associazione, visitate il sito www.amicicentrafrica.it