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Kasabian: "Quarantotto minuti per mettere un piede nel futuro del rock"

Esce "48:13", il nuovo album del gruppo britannico che si presenta ancora più ricco di influenze che in passato. "Se vuole evolversi il rock non può ignorare altri mondi come l'hip hop" dice Serge Pizzorno a Tgcom24

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Una copertina rosa shocking, con stampati davanti solo la durata dei singoli pezzi e la loro somma, che dà il titolo al lavoro. Si presenta in maniera decisamente originale "48:13", l'album che segna il ritorno dei Kasabian dopo il successo di "Velociraptor", del 2011. "In questo lavoro chitarre ed elettronica sono più equilibrate - spiega Serge Pizzorno - e ci sono più influenze. Cerchiamo di capire quale sarà il sound del rock del futuro".

Anticipato dal singolo "Eez-eh", questo nuovo album, che esce il 10 giugno, si presenta come quello della definitiva consacrazione. Se con "Velociraptor" i Kasabian hanno fatto il salto verso la grande popolarità internazionale (basti ricordare gli 80mila spettatori in Piazza del Duomo a Milano un anno e mezzo fa), con "48:13" arriva un ulteriore passo in avanti, ben rappresentato dal ruolo di headliner sul Pyramid stage del prossimo festival di Glastonbury, il 29 giugno. E dire che erano partiti in sordina, vivendo alla giornata ("Al primo album pensavamo non saremmo durati - spiega il cantante Tom Moeighan - adesso ci guardiamo dietro e vediamo cinque lavori che sono entrati nelle vite di sempre più persone. Nel nostro piccolo sono un lascito a chi verrà dopo di noi").

In Italia li vedremo in autunno, il 31 ottobre al Palalottomatica di Roma e l'1 novembre al Forum di Assago, ma intanto, dopo un primo incontro con i fan alla Feltrinelli di Roma, il 9 giugno alle 18, il 10 giugno saranno protagonisti dell'operazione "attaccatialtram" e attraverseranno le strade del centro di Milano insieme ad alcuni fan a bordo di un tram rosa fluo, per poi incontrare il loro pubblico alle 17, alla Feltrinelli di piazza Piemonte.

In questo album sembra abbiate allargato il vostro spettro stilistico. Si avvertono persino influenze hip hop...
Moeighan: La nostra musica è sempre stata un mix di influenze molto diverse. Noi siamo una guitar band ma l'hip hop è nelle radici di ognuno di noi, a partire dai Public Enemy o dai Beastie Boys, che mischiavano rock e rap trent'anni fa.
Pizzorno: Proviamo a immaginare come sarà il futuro del rock. Se questo genere musicale vuole evolversi ed avere un futuro, deve per forza aprirsi e guardare ad altri mondi. Il pop e l'hip hop sono ovunque, è giusto quindi prendere ispirazione anche da quello.

Siete etichettati come gruppo indie ma non avete problemi a fare ampio uso dell'elettronica.
P: C'è stato un riequilibrio. In passato abbiamo sicuramente accentuato di più l'aspetto chitarristico, penso che in questo album le cose siano più bilanciato. Abbiamo lavorato per ricombinare i due elementi. Solitamente io compongo con la chitarra acustica, che è sempre a portata di mano, a differenza del piano.

Tra il titolo e il colore della copertina, il concept grafico è a dir poco sorprendente... a chi è venuta l'idea?
M: È stata un'idea di Serge. L'immagine del nostro gruppo è decisamente mascolina e di sicuro l'ultimo colore che sceglieresti per una cover di un nostro album è il rosa acceso. Sarebbe stato facile, e scontato, fare una copertina nera. Abbiamo puntato su questo per mettere subito le cose in chiaro, è una provocazione per dire che siamo tutto quello che non avreste mai immaginato.

"Shiva", l'intro strumentale che apre l'album, è ispirata a Stanley Kubrick. Che rapporto avete con il cinema?
M: Il cinema è una grande passione per tutti noi. Parliamo sempre di cinema e ci sono alcuni registi che per noi rappresentano una vera fonte di ispirazione. Stanley Kubrkck, Tim Burton ma anche John Carpenter. Ci viene perciò abbastanza naturale immaginare la nostra musica anche sotto la forma visuale, ed è per questo che l'album ha un andamento, come se fosse un viaggio, con un inizio e una fine e un suo sviluppo in mezzo, come fosse un film.

In un altro brano, "Glass", sembrate prendervela con la tecnologia. E' davvero così?
P: C'è stato un equivoco riguardo al nostro rapporto con la tecnologia. Noi la usiamo, tanto nella vita di tutti i giorni quanto per lavorare, ed è fantastica. Il punto è un altro: la tecnologia ci toglie gli spazi di noia che sono fondamentali per l'ispirazione. Quello del treno è un ottimo esempio: una volta, in viaggio, se non avevi nulla da fare, iniziavi a pensare, a immaginare, viaggiare con la fantasia. Adesso ci si attacca allo smartphone, al tablet...

Quindi non intendete portare avanti una battaglia all'insegna del ritorno al passato?
P: Non siamo così naive. Ripeto, la tecnologia la usiamo, non siamo degli idioti che puntano a far girare il mondo al contrario. Diciamo soltanto che bisogna essere consapevoli di quello che è veramente: solo un mezzo, qualcosa che ci può essere d'aiuto ma non è tutta la nostra vita. Ci sono altre cose.

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