E' morto negli Stati Uniti l'ultimo dei soldati Navajo che, durante la Seconda Guerra mondiale, usarono la lingua degli antenati nelle comunicazioni militari per non farsi capire dai nemici. Chester Nez, 93 anni, era l'ultimo sopravvissuto di 29 Navajo reclutati dai marines per creare un codice basato sulla loro lingua che le forze giapponesi non riuscirono mai a decifrare. Sulla loro missione è stato girato anche un film.
Sulla missione dei "code talker" Hollywood ha girato il film "Windtalkers" con Nicolas Cage. Il figlio di Nez ha detto che Chester è morto serenamente nel sonno nella sua casa di Albuquerque: "Era l'ultimo di una grande era. Una grande parte della nostra storia".
I "code talkers" pellerossa arrivarono ad essere 400 alla fine della Seconda guerra mondiale: "Senza di loro - dichiarò il generale Howard Conner - i marines non avrebbero mai preso Iwo Jima". I messaggi cifrati dei "parla-codici" transitavano indenni su telefoni e radio in tutto il Pacifico e i crittografi giapponesi non riuscirono mai a venirne a capo perché la lingua di partenza, priva di una forma scritta, era parlata solo nel Sud-Ovest degli Stati Uniti e solo una trentina di persone non Navajo ne erano a conoscenza.
Alle capacità dei Navajo, alla loro velocità e alll'accuratezza in feroci battaglie dalle Isole Marshall a Iwo Jima è attribuito il merito di aver salvato migliaia di vite di soldati americani e di aver abbreviato il corso della guerra. I marines avevano insegnato loro il Morse e i sistemi a base di luci usati per trasmettere messaggi tra navi. Loro avevano ideato il codice, sostituendo termini militari con parole navajo: tartaruga era un carro armato, un kamikaze era lo sparviero, l'aereo spia il gufo, l'incrociatore una balena. Quando poi c'erano termini che non rientravano nel vocabolario si decise di trasmetterli lettera per lettera, usando una parola navajo il cui equivalente in inglese iniziasse con la lettera voluta.