E' "indispensabile" iniziare a ridurre il debito pubblico italiano. Dopo il monito dell'Unione europea, l'esortazione a intervenire in merito viene dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che pone l'accento sulla crescita ancora "molto debole" del Paese. Serve dunque il rilancio per sostenere le finanze pubbliche, aggiunge.
Ripresa debole quindi l'imperativo per il ministro Padoan è uno solo: crescere. Per farlo è indispensabile ridurre il fardello del debito pubblico più alto d'Europa, partendo con il dispiegamento del piano di privatizzazioni che dovrebbe portare alla causa circa 10 miliardi di euro, lo 0,7% del Pil.
Il giorno dopo le raccomandazioni Ue il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si presenta rassicurante davanti alla stampa estera, forte del fatto che le misure già messe in campo, o che stanno per essere approntate, rispondono già agli appunti di Bruxelles e consentiranno all'Italia di mantenere tutti gli impegni presi. Poi si chiude a Palazzo Chigi con il premier Matteo Renzi per affrontare le prossime scadenze: dalla delega fiscale alle misure per il rilancio del Pil, dal rinvio della Tasi (che ancora attende il decreto) alla strategia per il semestre italiano di presidenza Ue.
Poste ed Enav sul mercato - Padoan ha anche confermato il target per le privatizzazioni già indicato nel Def, 0,7 punti di Pil l'anno a partire già da quest'anno per avviare il calo del debito, questione in cima alle preoccupazioni di Bruxelles. Il menù di partenza è noto ed è composto da Enav e Poste (al piano per lo sbarco in borsa "sta lavorando in modo tenace il nostro ad" ha sottolineato la neo presidente Todini senza però indicare scadenze), da cui lo Stato potrebbe ricavare fino a 5,8 miliardi. Che non bastano a raggiungere quota 10 miliardi (il promesso 0,7% di Pil appunto), ma già prima della fine dell'anno toccherà ad altri "gioielli" di famiglia, a partire probabilmente da Fincatieri e Sace, mentre più complessa, e con tempi più lunghi, appare la cessione di quote di Eni ed Enel.
Male l'occupazione, bene il fabbisogno - C'è infine il tasto dolente del lavoro, con la disoccupazione ai massimi dal 1977 e il record dei giovani senza lavoro al 46%: dopo il decreto Poletti, che ha incassato il via libera nelle scorse settimane, è ora al vaglio del Parlamento il ddl che completa il Jobs act (che dovrebbe portare in dote un +0,2% del Pil, secondo le previsioni del Def). Ma segnali positivi arrivano dal fabbisogno, che nei primi cinque mesi dell'anno si attesta a 48,2 miliardi, con una riduzione di circa 8,2 miliardi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. KYI 03-GIU-14 20:39