Tre fratelli hanno confessato lo stupro delle due cugine indiane di 14 e 16 anni trovate impiccate a un albero in un villaggio dello Stato di Uttar Pradesh, in India. I tre si sono dichiarati colpevoli degli abusi, ma non degli omicidi. Per la morte delle ragazzine sono state arrestate cinque persone, tra cui due poliziotti: gli inquirenti sospettano siano coinvolte anche altri due uomini che tuttavia non sono ancora stati identificati.
Intanto continuano a emergere altri macabri particolari: le ragazze sono state impiccate quando erano ancora vive, e non dopo essere state strangolate, come sembrava dalle prime ricostruzioni. Secondo i risultati dell'autopsia, che conferma la violenza, "la causa della morte è stata l'asfissia".
Le famiglie delle due giovani vittime non si danno pace e chiedono vendetta. La madre di una delle due chiede per gli aguzzini di sua figlia la stessa sorte che loro hanno inflitto alle due ragazzine. "Impiccate in pubblico anche loro", dice, ricordando che sua figlia "voleva diventare un medico per sfuggire alla povertà opprimente". Le adolescenti erano due "dalit", due senza casta, ossia, appartenevano al livello sociale più basso del paese.