Una giornalista libica è stata uccisa nel sud del Paese. La donna è stata sgozzata per mano di miliziani, come hanno riferito fonti giornalistiche locali. La giornalista si chiamava Nassib Karnafa e lavorava per la tv al Wataniya. Era scomparsa giovedì nella regione di Sabah, oltre 600 km a sud di Tripoli. Il fatto che sia stata uccisa con un taglio alla gola è stato confermato dai colleghi libici.
Nassib, sequestrata dopo essere uscita dalla redazione, lavorava per l'emittente al Wataniya ed era molto popolare. Sono stati i colleghi libici a confermare la notizia Anche se finora non c'è stata nessuna rivendicazione e' facile indovinare che Nassib è stata vittima della violenza jihadista del post Gheddafi.
Sono passati solo pochi giorni dalla morte di un altro reporter, Meftah Bouzid, ucciso a Bengasi, noto per le sue posizioni duramente critiche nei confronti dell'estremismo radicale. E meno di un mese dai due agguati ai quali è riuscito a sfuggire Hassan Bakush, corrispondente da Bengasi del canale televisivo privato Libya Li Kullu Ahrar. Anche in questo caso i principali indiziati sono gli estremisti islamici di Ansar al Sharia.
Un quadro, quello libico, ad altissimo rischio per i giornalisti. Il 7 maggio, Reporter senza frontiere (Rsf) aveva denunciato le ripetute minacce contro i professionisti dei media libici che sempre piu' spesso sono sotto tiro. L'allarme e' alto nel Paese, e la situazione continua a peggiorare. Dopo il bombardamento, due giorni fa, di un campo di estremisti islamici nell'area ovest di Bengasi da parte dei dissidenti del generale Khalifa Haftar, il dipartimento di Stato Usa ha raccomandato a tutti i cittadini americani di lasciare immediatamente la Libia.
Il 25 maggio il nuovo governo di Ahmed Mitig aveva ottenuto la fiducia del Congresso generale nazionale libico, (il Parlamento) dopo un voto caotico contestato da diversi deputati e due giorni dopo la sua abitazione è stata attaccata da uomini armati a colpi d'arma da fuoco e lancio di razzi. Ma il nuovo esecutivo è stato immediatamente contestato dai ribelli autonomisti che da più di un anno bloccano i siti petroliferi nel sud del Paese. Contro i 'terroristi' Haftar ha incassato il sostegno di diverse brigate della polizia e dell'esercito, dopo il lancio di una maxi-offensiva contro i gruppi islamici a Bengasi, lo scorso 16 maggio. La 'discesa in campo' del generale che ha promesso di ripulire il Paese dai Fratelli musulmani ha fatto gridare al golpe. Ma la guerra tra bande continua ad essere ingovernabile.