Entro i prossimi vent'anni, è possibile una nuova pandemia di Aids. Si svilupperanno nuovi ceppi del virus Hiv, più resistenti ai farmaci, che annulleranno i progressi ottenuti per combattere la malattia. L'allarme è stato lanciato dal direttore del Wellcome Trust, una delle principali fondazioni di ricerca del mondo. Nel frattempo, i virologi dell'Università di Roma Tor Vergata sottolineano un aumento dei casi tra i giovani omosessuali in Italia, a causa della mancata percezione del rischio.
"Il virus muta facilmente" - Secondo il direttore della fondazione inglese, Jeremy Farrar, "una nuova pandemia con lo spettro dell'Hiv resistente ai farmaci è una possibilità reale. Potrà avere un enorme impatto nei prossimi vent'anni, se i farmaci, che finora hanno consentito notevoli miglioramenti nell'aspettativa di vita dei pazienti, diventeranno meno efficaci. E' inevitabile che la resistenza all'Hiv aumenti, perché si tratta di un virus che può mutare facilmente". La fondazione Wellcome Trust, in collaborazione con l'Università di Edimburgo, ha pubblicato un articolo su Nature. Nella pubblicazione la classe dirigente viene invitata "a creare una potente organizzazione globale, simile all'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) per il cambiamento climatico, per coordinare a livello mondiale la risposta alla minaccia di batteri super resistenti agli antibiotici e infezioni virali, come Hiv e malaria, che iniziano a mostrare segni di resistenza".
"In Italia tra i giovani manca la percezione del rischio" - Intanto, durante la sesta Conferenza sull'Aids promossa promossa dalla Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit), emergono numeri preoccupanti sul contagio tra gli omosessuali. Secondo i dati dell'ateneo di Tor Vergata, in Italia le infezioni nella fascia d'età tra i 16 e 25 anni sono in aumento del 10-15 per cento. Le cause sarebbero il "sesso sregolato e la mancanza di percezione del rischio e della conseguente necessità di proteggersi, i principali fattori che favoriscono il contagio". "Rimane importante il ruolo delle droghe, soprattutto la cocaina, che abbassano i freni inibitori e provocano un cedimento dello stato coscienzioso e dell'autocontrollo, soprattutto tra i giovani", hanno spiegato gli universitari romani.