Come accade da vent'anni in questo tipo di manifestazioni, è impossibile prevedere obiettivi e potenzialità della Danimarca, squadra in grado di diventare la grande rivelazione di un torneo (come agli Europei '84 o soprattutto '92) o la principale delusione (vedi Mondiali 1986 ed Europei 1988). In Portogallo l'uomo chiave per il ct Olsen sarà il milanista Tomasson: il potenziale è buono sulle fasce, con Gronkjaer e Jorgensen, ma carente al centro.
Pazza Danimarca. Capace addirittura conquistare un titolo (Europei 1992) dopo avere mancato la qualificazione ed essere stata ripescata, la squadra di Olsen è considerata da Trapattoni l'avversaria più difficile per gli azzurri nel girone eliminatorio. Di certo Trap non potrà accampare la scusa di non conoscere bene gli avversari, visto che gli "italiani" tra i danesi non sono pochi: oltre al già citato Tomasson ci sono Laursen, Helveg, Jorgensen e Kroldrup. Ma anche stavolta non è facile dire dove i biancorossi potranno arrivare, anche se ci sono grossi dubbi sull'affidabilità della squadra danese.
Soprattutto al centro. In difesa Laursen e Henriksen hanno avuto vistose amnesie già nelle qualificazioni e non vengono certo da una grande stagione nei rispettivi club. A centrocampo, invece, i playmaker Gravesen (squalificato per la prima con l'Italia) e Poulsen sono reduci da una lunga serie di problemi fisici. Di contro c'è la consapevolezza di un grande potenziale sulle fasce (con Gronkjaer e Jorgensen) e di avere un uomo, Tomasson appunto, capace di capitalizzare al meglio il lavoro dei compagni.
Olsen è subentrato al precedente ct Johansson al termine della scorsa edizione degli Europei, quella del 2000, conclusa dalla Danimarca senza vittorie e senza gol messi a segno. Ma anche nella sua gestione la squadra ha dimostrato di essere in grado di fare il colpaccio, soprattutto quando al Mondiale nippocoreano ha battuto la Francia campione iridata. Di sicuro anche in Portogallo non starà a guardare.