politica

"Voto: nessun terremoto al governo"

Berlusconi in un'intervista a Time

"Non ci saranno terremoti. Penso che per noi le elezioni andranno bene". Poi "se ci sarà qualcosa da sistemare nel governo, come nominare qualche sottosegretario mancante, lo faremo". Ad una settimana dal voto amministrativo ed europeo Silvio Berlusconi sdrammatizza, in una intervista al 'Time', l'appuntamento elettorale e allontana l'ipotesi di conseguenze sull'assetto di governo, limitandosi a parlare di qualche posto vacante da assegnare.

Altro che le dimissioni chieste da Massimo D'Alema in caso di sconfitta, altro che rimpasti e "aggiustamenti di squadra" evocati anche oggi da An con Maurizio Gasparri. Del resto contro D'Alema, che dopo la prudenza di Prodi, torna a sollecitare una "sensibilità democratica" da parte del premier (se il "plebiscito" non ci sarà "questo sarà un dato politico dal quale sarà difficile prescindere"), oggi tutto il centrodestra si solleva come un sol uomo. Innanzitutto sostenendo che le europee "non sono un referendum sul governo", come sostiene Follini (sottolineando non senza malizia che anche Prodi la pensa cosi'), e poi rinfacciando ancora al presidente dei Ds di essere entrato a palazzo Chigi "con una trama di palazzo" (parole di Gianfranco Fini) e di aver dovuto gettare la spugna per non aver ricevuto una legittimazione popolare nelle regionali del 2000. E' lo stsso Berlusconi a scendere in campo contro D'Alema.


Il leader diessino su 'Repubblica' lo paragona a Don Abbondio? Anche il premier non risparmia il sarcasmo: "Un
certo D'Alema - dice il presidente del Consiglio in diretta telefonica ad una convention di Fi in Molise - dice che se Berlusconi perde, e questo non accadra', se ne deve andare. Proprio D'Alema da presidente del Consiglio fece 118 comizi e se ne vantava: proprio lui che era andato a Palazzo Chigi per giochi di potere e di palazzo senza aver avuto l'investitura degli elettori che avevano votato Romano Prodi". Insomma "la sinistra ha truffato gli elettori".

Un leitmotiv che riecheggia per tutta la giornata negli interventi degli esponenti della Cdl. E proprio nella giornata in cui D'Alema e Prodi, insieme per un comizio a Bari, sanciscono la loro ritrovata intesa (il presidente dei Ds gli riconosce ufficialmente la leadership del progetto politico riformista), il centrodestra ricorda insistentemente il conflitto, presunto o reale, che vide il professore lasciare la poltrona di palazzo Chigi all'allora leader di Botteghe Oscure. "Quello esperto di ritiri è D'Alema, lo ha già fatto ai suoi tempi dopo la sconfitta alle regionali - dice Gianni Alemanno - però c'è una differenza fondamentale tra lui e Berlusconi: D'Alema è un presidente del Consiglio nato da un colpo di  Palazzo mentre Berlusconi è un presidente eletto e questo fa sì che la sua legittimazione sia largamente superiore a qualsiasi esito di consultazioni intermedie".

Incalza il
leghista Roberto Calderoli: "Se c'è una persona che se ne intende sul come partecipare ad elezioni, perderle e dimettersi, questo è proprio Massimo D'Alema. Anche allora prospettava una grande vittoria delle truppe moscovite alle regionali e invece per lui fu una Caporetto". "Purtroppo per loro - aggiunge Calderoli - anche alle prossime europee si prospetta una sconfitta che ha dell'incredibile".

E in ogni caso il governo non è in discussione: "Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni nel 2001 e il suo mandato - scandisce Fini - scade nel 2006. E comunque le elezioni andranno bene e quindi il problema non si pone". Identica la replica di Sandro Bondi: "Questo governo non ha bisogno di una legittimazione elettorale, visto che l'ha ottenuta nel 2001 e la riotterrà, ne sono certo, nel 2006".

Quanto alla polemica di D'Alema sulla incompatibilità del premier candidato, ci pensa Alemanno a liquidarla: "C'è una contraddizione - dice - tra la sua richiesta di un nuovo Governo di centrosinistra in caso di una malaugurata sconfitta del centrodestra e il discorso dell'incompatibilità. Nel senso che, se dovesse veramente nascere questo Governo di centrosinistra, D'Alema che fara'? Rinuncerà - si chiede in
conclusione Alemanno - a fare il ministro pur di rimanere a fare il parlamentare europeo?".