Per rappresentare l'Ucraina ha scelto lapidi in legno in cima a una collinetta sotto a un crocefisso, fra alberi spogli, quasi congelati da un freddo bianco e nero. Presenta così il mondo di cui lui è stato testimone Andy Rocchelli, il fotoreporter piacentino colpito da un proiettile di mortaio sul fronte caldo di Sloviansk, nel pieno della strisciante guerra civile ucraina. La Farnesina sta ancora verificando le sue condizioni
Di lui, 30 anni, dal web si apprende che era già iscritto al Festival internazionale di giornalismo di Perugia del 2015, dove sono previsti suoi interventi. Diplomato con un Master al Politecnico di Milano in Visual Design, ha lavorato per l'agenzia fotografica Grazia Neri, poi presso lo studio Alex Majoli, prima di fondare, assieme ad altri appassionati professionisti del "clic", il collettivo Cesura, che, stando al sito, annovera 13 giovani fotografi, detti "contributors".
Dai suoi lavori, che si possono vedere sulla sua pagina del sito di Cesura, traspare un'attrazione per l'umanità a tutto tondo, ritratta nei conflitti come nella dura lotta della quotidianità. Lui compare sul tesserino "International Press", ma per lui parlano i suoi più significativi portfolio, alcuni a colori, altri in bianco e nero: con poi reportage sul'Algeria, sul Daghestan, sulla Valle di Bamyan in Afghanistan, sulla Libia, su vari aspetti delle Primavera araba.
Un occhio sul mondo e uno sull'Italia, dove ritrae fenomeni come quello della passione delle ragazze per apparire in tv e nello show business ("I Wanna Be a Showgirl") oppure la Lega Nord ("Deinvolution"). Ma al centro campeggia la foto di presentazione del portfolio ucraino: "Tre mesi di proteste sfociati - nelle parole da lui stesso scelte per presentare le foto - in un epilogo sanguinoso".