Contro il logorìo della crisi moderna, l'illusione di immergersi in una realtà dove la cinghia non si stringe per sentirsi pervasi da una scintillante sensazione di benessere, è distante poco meno di cinque ore di aereo dall'Italia. Baku, capitale dell'Azerbaigian, situata sulla riva occidentale del mar Caspio, pur avendo una sua millenaria storia, sta vivendo una seconda giovinezza. Ed è pronta a mostrarsi al mondo.
La fiammeggiante vetrina dell'Eurovision song contest- L'evento che ha squarciato il velo sulla capitale azera è stato forse l'Eurovision song contest del 2012, ossia lo storico e glorioso Eurofestival, la kermesse canora annuale alla quale partecipa un artista per ogni Stato del Vecchio Continente. Baku usò la manifestazione come vetrina per mostrare il volto nuovo di una città che sta cambiando ad una velocità impressionante, e quell'edizione, per molti motivi, è diventata un cult, in tv e sul web. Il simbolo di quelle serate -che poi è il simbolo del "nuovo" Azerbaigian- è stato il complesso delle mirabolanti "Flame Towers", ossia i tre grattacieli alti quasi duecento metri dalla forma sinuosa e a punta come fossero tre fiamme e illuminati con 10mila led per dare l'effetto proprio del fuoco che brucia.
Fire walk with Italy - Il fuoco, non a caso. In Azerbaigian le fiamme emergono da sempre dalle viscere della terra, e rappresentano il motore della ricchezza del Paese. Petrolio e gas, insomma, hanno consentito agli azeri di trovare le risorse da reinvestire dopo la frantumazione dell'Unione Sovietica, della quale l'Azerbaigian ha fatto parte fino al 1991. Baku si presenta tra modernità cavalcante e radicate tradizioni. La città è un crocevia di tre culture -turca, persiana e russa- che si intrecciano nella quotidianità azera, dalla cucina all'architettura, dalle abitudini fino ad arrivare all'alfabeto, oggi di matrice turca, fino a ieri cirillico. Ma in questa triade, singolare a dirsi, si è inserita anche l'Italia. Gli azeri ci amano e ci ammirano e si definiscono gli italiani dell'est europeo. La via principale di Baku è invasa dalla moda e dai marchi italiani, un nostro stilista veste la first lady, gli azeri amano l'opera (e si vantano di essere stati i primi nel mondo musulmano ad avere avuto un teatro dedicato a questo genere) e la stessa Baku è gemellata da oltre quarant'anni con Napoli per le somiglianze dei due golfi. Non solo: l'Italia è il primo partner commerciale per gli azeri, molti nostri connazionali lavorano nella città e la firma di recenti trattati per la fornitura di gas hanno cementato la collaborazione tra i due Paesi.
Nel segno di Aliyev - Premesso quindi che ci aspetta un'accoglienza a braccia aperte, resta solo da capire che fare a Baku. Un weekend è l'ideale per prendere familiarità con la città. Abbiamo già detto delle "Flame Towers", ma almeno altre tre strutture recentissime meritano qualcosa di più di una semplice occhiata. L'Heydar Aliyev Cultural Centre, dedicato appunto ad Aliyev, "padre" del nuovo Azerbaigian, non è un semplice museo etnografico. Sorprende infatti la sinuosità esterna ed interna della struttura, ammorbidita nel bianco. All'interno la storia del Paese, tra tappeti, abiti, strumenti musicali e un affascinante percorso multimediale per capire cosa è successo nell'ultimo secolo nell'Azerbaigian, raccontato in parallelo con la vita di Aliyev. Non è invece ancora stato inaugurato, ma è possibile ammirare dall'esterno il nuovo Museo del Tappeto, imponente struttura che sembra, appunto, srotolarsi come fosse un tappeto. Nuovissimo è anche il Museum of Modern Art, dove in un'area immensa sono esposti il meglio dell'arte e del design made in Azerbaigian, che strizza l'occhio all'Occidente senza tradire la sua matrice orientale. Una passeggiata sulla Nizami, una delle vie più eleganti e rinnovate della città, o sul lungomare che costeggia il Caspio, anch'esso rimesso a nuovo di recente, completano la giornata tipo dedicata alla capitale rinnovata.
Il viaggio a ritroso - La Baku proiettata in avanti ha in comune con quella che guarda al passato l'ordine e la pulizia meticolosa. La città vecchia, restaurata e curatissima, merita una visita accurata. Il Palazzo degli Shirvanshah e la Torre della Vergine, entrambi riconosciuti dall'Unesco come patrimonio dell'umanità, sono i due edifici cardine all'interno delle mura. In realtà tutta la zona vecchia è una sorta di museo a cielo aperto, con rovine di vecchi edifici, tombe e sculture ripulite e restituite alla città. Città dove, nella modernità galoppante, sopravvivono solide oasi di tradizione, come Yashil Bazar e Taza Bazar. Le bancarelle più interessanti sono sicuramente quelle della frutta e quelle delle spezie. Sarete colpiti dalla quantità e dalla bellezza dei melograni (non a caso pianta originaria proprio del Caucaso), che vengono anche spremuti e il cui succo è una prelibatezza. E poi ancora zafferano, curcuma, dragoncello, e, se avete fortuna, le ricercate bacche jeereesh, usate per condire il riso. Se poi avete qualche soldo in più da spendere, si possono trovare anche le pregiatissime uova di storione del Mar Caspio, la cui pesca di recente regolamentata dovrebbe garantire la sopravvivenza di una specie che era entrata in pericolo di estinzione.
Sapori forti in cucina - Dal mercato alla tavola il percorso è breve. Il piatto più goloso è forse il kutaby, ossia una composizione di piccole crepes ripiene di zucca, coriandolo o agnello. La portata delle feste, il simbolo della cucina e dell'ospitalità azera è il sac, un'abbondante grigliata di verdure e agnello servita su una grande piastra che ricorda un cappello. L'arishta è un brodo aromatizzato alla menta con polpettine di carne e tagliolini, mentre gli involtini di foglie di vite e carne presenti anche nella tradizione culinaria di altri Paesi della zona in Azerbaigian si chiamano dolmaf. Da bere gli azeri sono golosissimi di succo di dragoncello, che curiosamente ti presentano come limonata.
Il nuovo che avanza - Il vento del rinnovamento che spira forte in città (non a caso Baku vuol dire proprio "città dove soffia il vento") non ne ha finora, per fortuna, mutato l'anima. Certamente all'occhio del visitatore non sfuggono alcune contraddizioni tipiche di un Paese che sta cambiando, come non sfugge uno sfondo politico diverso da quello di democrazie decennali e consolidate. Si ha la sensazione che qualcosa rimanga inafferrabile, che probabilmente ci vorrà solo tempo per avere una fotografia più chiara e nitida di una città e di un Paese che in poco più di vent'anni sono mutati più di quanto avessero fatto in un intero secolo in precedenza. A detta dei nostri connazionali che ci lavorano, Baku e l'Azerbaigian hanno lo stesso spirito che animava l'Italia del dopoguerra, quella del boom. Le Olimpiadi di Roma del 1960 rappresentarono per il nostro Paese un'importante vetrina non solo sportiva ma anche politica ed economica. E non a caso anche Baku si affida allo sport per mostrarsi ulteriormente agli occhi del mondo. Nel giugno del 2015 nella capitale azera si terranno i primi Giochi Olimpici Europei, un evento che attirerà turisti, appassionati e stampa da tutto il mondo. Un riflettore si accenderà sul Caucaso, e di sicuro non ci sarà da temere di rimanere al buio. Se c'è una cosa che in Azerbaigian non manca è proprio l'energia. In tutti i sensi.
Baku istruzioni per l'uso - Da Milano e da Roma arrivano a Baku quattro voli diretti a settimana, con la compagnia aerea Azerbaijan Airlines. Un biglietto andata e ritorno costa sui 430 euro. Un pacchetto chiavi in mano è quello di SWTravel: tre notti a Baku, si dorme nel lussuoso Fairmont Baku che occupa una delle tre Flame Towers, i prezzi partono da 720 euro. Uno dei ristoranti più rinomanti di Baku è il Karavansara, nel cuore della città vecchia, che sorge -non a caso- in un antico Caravanserraglio. Atmosfera intima a richiesta. Il Fayton e il Sizvansah sono i nomi degli altri due locali da segnarsi. I menu sono simili, siamo sempre nel campo della cucina tradizionale, potrete divertirvi a trovare le varianti. Se non riuscite a fare a meno di mangiare italiano, c'è Scalini, gestito da uno chef calabrese. La notte azera vive al Pasifico & Lounge e sulla sua terrazza sul mare, dove si balla fino a tardi, tardi, tardi.