L'ACCUSA DEGLI AVVOCATI

Lamberto Sposini, gli avvocati accusano: "Fu soccorso con ritardi ingiustificabili"

Nuovi dettagli sul dramma del giornalista colpito da emorragia cerebrale nel 2011: secondo i suoi legali, prima dell'intervento chirurgico ci sarebbero state 28 telefonate al 118 e diagnosi errate

© agenzia

Il dramma di Lamberto Sposini si aggiorna con le accuse dei legali del giornalista colpito da emorragia cerebrale nel 2011. Secondo gli avvocati, infatti, il giorno del malore i soccorsi sarebbero stati gestiti male, provocando un ritardo che poi è risultato decisivo per le conseguenze dell'ictus. Secondo quanto riportato da "Umbria 24", sarebbero state effettuate 28 telefonate al 118, frutto anche di una diagnosi iniziale sbagliata.

Il sito riporta alcuni stralci degli atti depositati in tribunale dagli avvocati di Sposini e riguardanti il comportamento del personale medico di servizio alla Rai. Secondo i legali, dalla relazione relativa all'intervento prestato dal 118 "è emerso che la prima richiesta di soccorso di ambulanza è pervenuta da parte di un privato alle ore 14.11". sarebbero state fornite però indicazioni vaghe, al punto che alla chiamata venne assegnato un codice giallo, ovvero un'urgenza relativa.

Cosa ancora più grave, dalle registrazioni sarebbe evidente come alla quinta telefonata, effettuata venti minuti più tardi, la persona (anonima) sollecitasse la necessità di un "codice rosso". A dimostrazione che per tutto quel tempo il codice era rimasto giallo. Ma fino a questo punto non sono i medici a chiamare, quindi nessuno aveva le competenze per chiedere un codice d'urgenza.

Secondo le carte dei legali, il medico entra in scena solo dopo più di mezzora, alla settimana telefonata. La donna che aveva telefonato a quel punto lo mette in contatto con il personale del 118 e la conversazione è drammatica. "E niente credo sia un infarto si deve sbrigare vi dovete sbrigarvi c'è bava alla bocca quindi è pericolosissimo - dice il dottore -. forse non mi sono spiegato è un infarto.. è urgenza assoluta è sennò mi muore qua sotto le mani...".

Sarebbe questo un ulteriore errore, secondo i legali di Sposini, perché indicando il malore come "infarto" e non come "ictus" (diagnosi avvenuta solo alla quindicesima telefonata, avvenuta tra il personale dell'ambulanza e quello dell'automedica) si sarebbero resi meno tempestivi i soccorsi necessari: "Non hanno indicato agli operatori sopraggiunti con l'ambulanza di recarsi presso una struttura dotata di reparto neurologico - scrivono gli avvocati -; non hanno comunque prestato i soccorsi necessari, limitandosi a compiere un generico ed inutile soccorso". E poi il giudizio impietoso: "Il paradosso è che [...] il dott. Sposini sarebbe stato meglio soccorso se l'evento lo avesse colpito per la strada".

Tra ritardi, diagnosi sbagliate e confusione, il risultato è stato che Sposini andò sotto i ferri quattro ore dopo essersi sentito male. Un lasso di tempo enorme e decisivo per determinare l'invalidità permanente successiva. "Nei casi di emorragia cerebrale - scrivono infatti - è essenziale intervenire con la massima sollecitudine, tanto più che 'tra l'emorragia che scatena gli eventi e la stabilizzazione del quadro decorre un intervallo critico nel quale il sanguinamento progredisce'"