FU TUTTO INUTILE

Omicidio Biagi, Maroni rivela: scrissi io a Claudio Scajola

"Temevo per la vita di Marco, che allora era mio consulente al Welfare"

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Non solo l'ex segretario di Scajola. Anche Roberto Maroni, attuale governatore della Lombardia, ricorda come su Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Nuove Brigate Rosse, fosse alta l'attenzione per il timore di un attentato contro di lui. "Sono io ad aver scritto una lettera al ministro dell'Interno Claudio Scajola. Chiedevo di estendere la scorta a Marco Biagi, anche a Bologna, dove viveva", ricorda l'ex ministro del Welfare.

Maroni, ricorda Repubblica, svela che partì dal suo ufficio la richiesta di aiuto per proteggere il suo consulente. Ma non servì: Biagi, nel mirino delle nuove Br che avevano già eliminato tre anni prima Massimo D'Antona, venne ucciso il 19 marzo 2002. Proprio a Maroni, Biagi aveva scritto parole che appaiono come una tragica premonizione: "Se dovesse malauguratamente occorrermi qualcosa, desidero si sappia che avevo inutilmente informato le autorità di queste ripetute telefonate minatorie, senza che venissero presi provvedimenti".

La lettera di cui oggi Maroni rivendica la paternità è stata ritrovata tra le carte di Scajola dalla Finanza. I documenti sarebbero stati sequestrati il 9 luglio 2013 a casa di Luciano Zocchi, ai tempi capo della segreteria di Scajola. Si tratta di un quaderno rosso che conteneva l'elenco delle carte portate a casa da un agente del Sismi, chiamato dallo stesso Zocchi. Fascicoli recuperati dai finanzieri nell'abitazione dello 007 e che riguardavano, tra l'altro, il G8 di Genova e appunto l'omicidio di Marco Biagi. Secondo quanto emergerebbe, risulta che Scajola fosse perfettamente informato del pericolo che correva Marco Biagi senza la scorta.

Zocchi: "Anche Sacconi chiese la scorta per Biagi" - Secondo quanto raccontato da Zocchi a intercedere presso Scajola perché a Biagi fosse data la scorta ci fa anche l'onorevole Maurizio Sacconi, allora sottosegretario al Lavoro. "Il 15 marzo 2002 consegnai due lettere all'allore ministro dell'Interno, una di Sacconi e l'altra del direttore generale di Confindustria, Stefano Parisi, perché fosse data la scorta al giuslavorista bolognese", ha detto infatti Zocchi.