Ventiquattro persone sono state arrestate in Turchia per il disastro nella miniera di Soma, dove sono morte 301 persone. Tre sono accusate di omicidio. Fra gli arrestati ci sono dirigenti della società che sfrutta la miniera di carbone nell'ovest del paese, sospettati di negligenza. La tragedia è avvenuta il 13 maggio per una esplosione e solo sabato i soccorritori hanno finito di estrarre i cadaveri.
Rimane brutale e sistematica la repressione delle proteste che da mercoledì si susseguono ogni giorno a Istanbul, Ankara, Smirne e a Soma. Dopo le cariche della polizia, con lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma contro una manifestazione di 10mila minatori e familiari delle vittime, sabato la città mineraria è stata blindata dalla polizia.
Il governo ha vietato ogni manifestazione. Sono stati allestiti posti di blocco agli ingressi della città, diversi giornalisti sono stati respinti. Le forze anti-sommossa schierate in città, riferisce Zaman online, hanno arrestato e picchiato 15 avvocati giunti a Soma per assistere le famiglie delle 301 vittime del disastro. I legali sono stati ammanettati. Gli agenti, scrive Hurriyet online, hanno rotto un braccio al presidente dell'Associazione Avvocati Progressisti (Chd) Selcuk Kozagacli.
Il governo Erdogan sembra determinato a impedire con la forza qualsiasi manifestazione. A Smirne la polizia ha perfino tentato di arrestare un bambino di 10 anni a margine della protesta di giovedì con almeno 20mila persone, pure duramente repressa (il presidente del sindacato Disk è finito all'ospedale). Il bimbo camminava con i genitori diretto verso un parco giochi, spiega Hurriyet. Un poliziotto lo ha afferrato per la maglietta e ha provato a trascinarlo via. La folla è insorta e alcuni colleghi dell'agente hanno liberato il ragazzino in lacrime.
Sulla stampa non governativa e sulle reti sociali sono poi uscite immagini imbarazzanti della manifestazione di Soma. Come quella di un agente, il volto a pochi centimetri da quello di un giovane in lacrime, che gli urla: "Tuo padre è morto, e allora? Torna a casa da tua madre!". O quella di una ragazza esile, la foto del padre morto in mano, che da sola affronta gli agenti armati di tutto punto.
Rimane incandescente intanto la polemica sulle brutalità attribuite personalmente a Erdogan e a un suo consigliere durante la visita del premier mercoledì a Soma, dove è stato duramente contestato dalla folla. Il premier, furioso, pare aver colpito con uno schiaffo un giovane. Mentre un suo consigliere è stato fotografato mentre prende a calci un ragazzo mantenuto a terra da due militari.