Stando al game director di Horizon: Zero Dawn, Mathijs de Jonge, intervistato da GamesRadar nel 2015, il team era affascinato da figure come “Sarah Connor in Terminator, Ripley in Alien” ma anche “Ygritte da Game Of Thrones”. Il punto di partenza era quindi questo gruppo di “personaggi femminili forti”, ma Guerrilla Games è andata ben oltre, nel processo di creazione di Aloy, la cacciatrice di robot più o meno giganteschi.
Horizon: Zero Dawn è ambientato in una versione post-post-apocalittica del nostro mondo; per quanti di voi rimanessero confusi a leggere una definizione del genere, sappiate che con questo termine si identifica un’ambientazione che comincia a rimettersi in piedi dopo il dissesto post-apocalittico. In questa realtà, macchinari dotati di fattezze e comportamenti simil-animaleschi, convivono più o meno pacificamente con gli esseri umani. Aloy si mette in viaggio da sola, sfidando le leggi del proprio popolo, per scoprire la natura del male che sta rendendo questi bestioni più aggressivi e violenti e per rispondere a un grave attacco subito dalla sua tribù.
Un dettaglio importante circa la nascita del personaggio di Aloy riguarda il modo in cui viene percepito, ancora oggi, un protagonista femminile nel mondo videoludico. Stando alle parole di Shuhei Yoshida (riportate nel 2017 da Kotaku), presidente di Sony Interactive Entertainment, il team si è dovuto porre la domanda se optare per un’eroina anziché un eroe fosse o meno un rischio – e questo ci dice molto rispetto alla (mancanza di) sensibilità del pubblico rispetto all’inclusività nei videogiochi.
Sono diversi i motivi che rendono Aloy una protagonista femminile nuova, diversa, che può fungere da fonte di ispirazione. Non è solo forte e intelligente; nel suo design e, in particolar modo, nei costumi, non c’è la minima traccia di quella ipersessualizzazione che spesso vediamo comparire nei videogiochi (gli sviluppatori di Dead or Alive adesso stanno fischiettando).
Inoltre gioca un ruolo determinante la presenza di culture differenti all’interno del mondo di gioco: tra i Nora, la tribù matriarcale in cui è cresciuta Aloy, nessuno mostra stupore per il fatto che imprese come quelle della protagonista siano state compiute da una donna; attraverso il confronto con i dialoghi con i personaggi di altre popolazioni, con scale gerarchiche diversamente ordinate in base al sesso, si evidenzia ancora di più il background culturale alle spalle della cacciatrice.
Oltre alle grandi abilità da cacciatrice, a essere determinante per Aloy è la sua curiosità verso la tecnologia del popolo “antico”, da molti della sua tribù considerata un vero e proprio tabù. Grazie a questa si impadronisce di uno strumento utile ad analizzare punti deboli, traiettorie e capacità delle macchine con cui ha a che fare, oltre a poter rintracciare e raccogliere nel mondo le tracce di quegli uomini che, prima del disastro apocalittico, avevano abitato quelle terre.
A dare vita al personaggio di Aloy ci hanno pensato, oltre agli sviluppatori e agli animatori, due attrici: Ashly Burch è stata la voce della cacciatrice Nora, mentre a fornire un calco per il corpo della protagonista ci ha pensato l’olandese Hannah Hoekstra. Il prossimo agosto, Horizon Zero Dawn arriverà finalmente anche su PC, mentre il seguito (Forbidden West) sarà uno dei primi, grandi nomi a comparire sulla console next-gen di Sony, PlayStation 5, nel corso del 2021.