Sudan, no pena di morte per Meriam La donna avrà un nuovo processo
Incinta, era stata condannata all'impiccagione per apostasia
Meriam Yahia Ibrahim, la donna sudanese incinta condannata a morte per apostasia per aver sposato un cristiano "avrà un nuovo processo che esclude la pena capitale". Lo annuncia Antonella Napoli, presidente di "Italians For Darfur". "Il nuovo pronunciamento dei giudici è atteso a breve, tra poche settimane", conclude.
Meriam era stata condanna a morte per impiccagione da un tribunale di Khartoum con l'accusa di apostasia, perché cristiana, pur avendo padre musulmano. La sentenza prevedeva anche 100 frustate per "adulterio", avendo sposato un cristiano. La donna è in carcere, con un altro figlio di 20 mesi, dopo essere era stata arrestata lo scorso febbraio in seguito alla denuncia di un parente.
All'udienza il giudice Abbas Mohammed Al-Khalifa si è rivolto all'imputata chiamandola con il nome arabo, Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah e le ha chiesto se rifiutava di convertirsi nuovamente all'Islam. "Io sono cristiana e non ho commesso apostasia", aveva replicato la giovane. Da qui la sentenza. La notizia di oggi, confermata dalla Ong Sudan Change Now, arriva dopo la mobilitazione di tutto il mondo contro la decisione del giudice.
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