DOPO NAPOLI-FIORENTINA

A quando un'altra Napoli-Fiorentina?

Alzi la mano chi crede che dopo la finale di Coppa Italia cambierà qualcosa nel nostro sistema calcio dove manca la cultura sportiva e trabocca quella del sospetto

© ansa

Se questo è calcio preferiamo starcene a casa o spegnere tv e/o Internet. Meglio un libro o la playstation che vergognarsi per l'ennesima pagina nera del pallone italiano. Gli aggettivi sono fondamentali: “ennesima” e non “ultima” perché alzi la mano chi crede che non ci sarà un'altra Napoli-Fiorentina prima o poi. E pensare che solo un paio d'anni fa qualcuno la buttò lì, all'indomani del calcioscommesse: "Se questo è il calcio meglio fermarlo un anno" azzardò Mario Monti. Apriti cielo: guai a toccare il giocattolo nazionale, la macchina da soldi e consenso.

Questione di tempo, se tutto va bene di qualche mese (siamo agli sgoccioli della stagione sportiva, anche se le amichevoli d'agosto non sono senza macchia). In attesa di un altro Catania-Palermo (2 febbraio 2007, morì l'ispettore Raciti), di un Roma-Lazio (21 marzo 2004 ritardato su pressioni degli ultras) o del prossimo ricorso per la chiusura di una qualsiasi curva, possiamo già dirvi cosa accadrà adesso.

Nelle prime 24 ore dal fatto, spunteranno i soloni. “Bisogna fare come in Inghilterra”, “Tolleranza zero”, “Stadi italiani obsoleti” saranno le frasi più gettonate. Scegliete voi da quale microfono o quale penna usciranno: presidenti di club, presidente di Lega, calciatori e allenatori, deputati o ministri, giornalisti o autorità dell'ordine pubblico. Le curve intanto si scaricheranno la responsabilità, promettendosi reciproca morte.

Lunedì sarà il tempo dell'analisi a freddo con puntuali inchieste e tempestivi reportage “dentro la curva” per far capire come sia solido il legame tra ultras e criminalità organizzata. E potrebbe spuntare a tempo di record qualche provvedimento legislativo urgente (un decreto non si nega quasi a nessuno). Scontato il rapporto di polizia o carabinieri: Napoli-Fiorentina era una partita a rischio.

Martedì la pressione mediatica nazionale comincerà a mollare la presa, lasciando spazio a tv e radio locali. Non così su Facebook e Twitter dove ultras e “premesso che non sono un ultra” diranno la loro.

Mercoledì si penserà già a chi compra la Roma o se Conte rimane alla Juve.

Il calcio che ci meritiamo - Questa è l'Italia dove questo tipo di sistema mette radici e prospera. Questo il calcio che l'Italia si merita perché nessuno fa niente per cambiarlo. In Europa molto difficilmente accadono serate come quella di ieri a Roma perché è praticamente impossibile che un ultrà giri con la pistola, provochi e quindi spari a chi ha un sciarpa diversa. Da noi va tutto al contrario: le società sono ricattate da chi lucra sul tifo organizzato, così timorose da non difendere nemmeno tesserati o giornalisti pubblicamente minacciati di morte dalle curve. Ultras di professione che danno il proprio gradimento alla campagna di acquisti e cessioni di calciatori e allenatori. I politici ci mettono del loro, con una lunga serie di giustificazioni degli ultras a seconda del collegio elettorale o della loro stessa fede calcistica.

Cultura sportiva inesistente - Il problema è che da noi non esiste un granello di cultura sportiva ma prospera quella del sospetto: una volta si vince, una si perde. Se si perde sempre vorrà dire che non siamo bravi abbastanza. Invece la colpa è de #ersistema, dell'arbitro o del quarto-quinto-sesto uomo. Nella cultura del sospetto i calciatori, gli allenatori e i presidenti sono docenti di ruolo. Nella cultura del sospetto si insegna ai bambini che fanno i raccattapalle a bordo campo a far sparire i palloni di riserva quando la squadra di casa è in vantaggio.