Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono stati condannati a un anno e sei mesi dai giudici della Corte d'Appello di Milano per evasione fiscale. In primo grado i due stilisti erano stati condannati a un anno e otto mesi (pena sospesa). Il pg Gaetano Santamaria Amato, rappresentante dell'accusa nel secondo grado, aveva chiesto la loro assoluzione "perché il fatto non sussiste".
I giudici della seconda sezione penale della Corte d'Appello non hanno seguito la tesi del sostituto pg e hanno confermato la condanna per evasione fiscale, abbassando la pena a un anno e 6 mesi, perché per i fatti relativi al 2004 hanno dichiarato di non doversi procedere per prescrizione.
La difesa: "Siamo allibiti, faremo ricorso" - "Sono senza parole, sono allibito e ricorreremo di sicuro in Cassazione". Lo ha detto l'avvocato Massimo Dinoia, legale dei due stilisti. "Lo stesso pg aveva chiesto l'assoluzione per loro, perché aveva capito, così come aveva capito già il gup nel 2011 che li aveva assolti", ha spiegato l'avvocato Dinoia con a fianco il legale Armando Simbari.
A un anno e 6 mesi è stato condannato anche Luciano Patelli, commercialista dei due stilisti, mentre a un anno e 2 mesi sono stati condannati altri 3 manager del gruppo, tra cui Alfonso Dolce, fratello di Domenico. Anche per tutti questi imputati le pene fra il primo e il secondo grado sono state abbassate di 2 mesi, data la prescrizione. Confermato dai giudici anche il risarcimento per danno morale di 500mila euro a favore dell'Agenzia delle Entrate.
Secondo le indagini dei pm di Milano, Laura Pedio e Gaetano Ruta, e della Gdf, i due stilisti avrebbero creato nel 2004 una società, la Gado srl, basata in Lussemburgo, per ottenere vantaggi fiscali in relazione alle royalties sui marchi del gruppo. Inizialmente i pm avevano contestato una presunta evasione fiscale da circa un miliardo di euro.
Per una parte delle accuse in primo grado, però, è arrivata l'assoluzione ed è rimasta in piedi la contestazione relativa a 200milioni di euro. Tra l'altro, nel 2011, il gup di Milano, Simone Luerti, aveva assolto i due stilisti e gli altri quattro imputati, ma poi la Cassazione ha annullato con rinvio parte di quella sentenza e si è arrivati al processo per evasione fiscale.