"Non ho mai capito esattamente quel che prendevo. Mi passavano qualcosa e fumavo": così Paul McCartney parla della sua esperienza con l'eroina. In un'intervista al mensile inglese "Uncut", l'ex Fab Four racconta il rapporto tra droga e musica per il gruppo di Liverpool. "Quando me la fecero provare mi sembrò ok", dice della cocaina, "come qualsiasi cosa nuova. Per circa un anno ne ho presa. Ma senza appassionarmene più di tanto".
"La droga ha influenzato buona parte della musica dei Beatles": non è certo una novità ma sentirlo dire proprio dalla voce del salutista McCartney non è cosa di tutti i giorni. "Got to Get You into My Life", per esempio, a sentire Paul "era una canzone sulla marijuana sebbene nessuno all'epoca la recepì in tal senso". "Day Tripper", più comprensibilmente era un inno all'acido come, ovviamente, "Lucy in the Sky with Diamonds", le cui iniziali formano proprio l'acronimo Lsd. Comunque, secondo l'artista inglese, non bisogna sopravvalutare l'influenza delle droghe nella musica dei Beatles: "Scrivere era troppo importante per noi per rovinarlo stando fuori di testa tutto il tempo. Ho imparato presto ad assumere droghe con moderazione".
McCartney si dichiara "fortunato" per non esser caduto nella trappola dell'eroina e furono i "terribili sbalzi di umore" a spingerlo a smettere con la coca. "I Beatles", racconta, "sperimentarono droghe d'ogni genere sin dall'inizio della loro storia". E persino prima. Ai tempi della scuola lui e John Lennon fumavano tè. Mitico poi è l'episodio di Buckingham Palace. Che sia una burla o no, negli anni sia McCartney che Lennon dichiararono che nel 1965, in occasione dell'investitura dell'ambito Member of the British Empire, da parte della regina Elisabetta, i quattro si chiusero nei bagni del palazzo reale. A fumare marijuana.
Non solo ironia però nel rapporto di McCartney con la droga. Nel gennaio 1980 il cantante, assieme ai Wings, suo gruppo di allora, fu arrestato all'aeroporto di Tokyo: nei suoi bagagli c'erano 225 grammi di marijuana. Risultato: 10 giorni di carcere ed espulsione dal Paese. "È stata la cosa più stupida della mia intera vita", ricorda ora McCartney. "A New York avevo a disposizione erba di prima qualità e quando stavamo per andare in Giappone pensai che non avrei trovato del fumo, così pensai di portarla con me". E sull'esperienza del carcere racconta: "Non fu per nulla divertente essere rinchiusi in una prigione giapponese. Ma cantare insieme ai miei compagni di cella rese quei giorni un po' meno tristi". Oggi la droga non fa più parte della sua vita: "Non fumo più. Sono troppo grande per farlo. Anche se mi sono sentito lusingato quando un gruppo di adolescenti di Los Angeles mi ha invitato a fumare con loro. Quell'invito è stato per me un enorme complimento".