FISCO E MATTONE

Casa, la Tasi porterà tasse più pesanti Conto più alto dell'Imu in un caso su 2

Tributo più leggero solo per le prime case di valore più alto ma non di lusso. Per il resto, il prelievo si manterrà pari all'Imu oppure crescerà

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Si chiude definitivamente oggi in Senato l'era Imu, con l'ultimo passo del lungo iter Tasi: a Palazzo Madama si approva infatti il terzo decreto salva-Roma. E quello che si prospetta per le città sono aumenti a raffica, con il peso della ormai superata Imu che sale almeno in un caso su due. Il conto finale sarà più leggero solo per le abitazioni di valore più alto. Insomma, non viene centrato quello che era l'obiettivo iniziale: meno tasse sul mattone.

Anzi, quando va bene, sottolinea il "Sole 24 Ore", il conto da pagare resta uguale a prima. Quando va male, sale. Per limitarci alla prima casa, questa può costare quanto l'Imu o anche di più, anche se fanno eccezione le abitazioni non di lusso ma di valore più alto. In tal caso infatti la Tasi scende. Per le altre case si paga almeno quanto l'Imu 2013.

Il quotidiano economico ha messo a confronto i principali capoluoghi di regione considerando abitazione principale non di lusso e seconde case. E ha scoperto che il prelievo fiscale non cresce in nove casi su venti per la prima abitazione, mentre per la seconda le tasse restano stabili per un proprietario su due, salgono nell'altro caso. Nessuno paga quest'anno la maggiorazione Tares, che nel 2013 era costata a tutti 30 centesimi al metro quadrato: un miliardo in meno di imposte per un'operazione che ne vale almeno 24.

Quasi nessuna città applica per la prima casa l'aliquota Tasi standard dell'1 per mille, quella su cui erano stati fatti i calcoli a fine 2013: tutte puntano ai massimi. E diventano meno efficaci le detrazioni, che per l'Imu erano facoltative e flessibili: il risultato sarà che la Tasi diventa più pesante. Inoltre, le risorse per applicare le detrazioni sulle abitazioni principali arrivano spesso da aliquote più alte su seconde case e imprese, e infatti in questi casi si registrano aumenti medi del 7,5% dopo che, negli ultimi due anni, le stesse categorie erano passate dai 9,2 miliardi dell'Ici ai 20 dell'Imu.

Prima casa: Milano rischia il salasso, Roma un po' meno - A Milano, sulla prima casa, il rischio di aumento risulta alto secondo i calcoli del "Sole": si applica il 2,5 per mille, con detrazioni fisse per le rendite catastali fino ai 350 euro e per i redditi fino a 21mila euro per le rendite fino a 350-700 euro. A Roma, dove il rischio di salasso dovrebbe essere minore, l'aliquota resta al 2,5 per mille ma le detrazioni scendono con il crescere della rendita catastale: in base alla definizione di questo meccanismo si quantificherà il conto finale. Sempre secondo i dati raccolti dal "Sole" non c'è rischio aumenti a Bologna per l'abitazione principale, per cui l'aliquota è pari al 3,3 con detrazioni che diminuiscono con la crescita della rendita.

A Firenze non si dovrebbero rischiare aumenti: il capoluogo toscano applica il 3,3 per mille e le detrazioni decrescono in rapporto alla salita della rendita. Alto pericolo di aumenti per la prima casa si registra invece ad Aosta (dove l'aliquota è dell'1 per mille ma senza detrazioni nella maggior parte dei casi), Forlì (2,5), Mantova (2,4), Pordenone (1,25), Ravenna (2,5), Reggio Emilia (3,3). E basso rischio a Modena (2,5), Savona (2,5), Vicenza (2,8-3,3), Venezia (2,5-3,3).

Tasi, un iter lungo e complicato - La Tasi era nata con la legge di stabilità 2014 per sostituire l'Imu sulla prima casa partendo da un'aliquota uguale per tutti, l'uno per mille. Non era prevista nessuna detrazione e per questo avrebbero dovuto pagare anche i proprietari dei cinque milioni di casa Imu-esenti grazie agli sconti fissi che accompagnavano la vecchia imposta. Con il terzo decreto salva-Roma si dà ai sindaci la possibilità di aumentare il tributo dello 0,8 per mille sui tetti massimi (2,5 sulla prima casa, 10,6 nella somma di Imu e Tasi sugli altri immobili) in modo da recuperare le risorse per le detrazioni sulle prime case, detrazioni che restano comunque facoltative.

E, se a Roma si punta a colpire soprattutto seconde case, negozi e capannoni, a Milano i meccanismi disposti stabiliscono una Tasi doppia rispetto all'Imu (180 euro) per un piccolo appartamento in periferia da 450 euro di rendita. Non si paga di più in pratica solo nei Comuni che applicano l'aliquota aggiuntiva con ampi sistemi di detrazioni (Bologna, Firenze, Torino), ma ci sono anche città dove l'opzione sconto non viene neanche prevista: come Ravenna e Forlì.