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Riforma Senato, si cerca compromesso Renzi: "Ci siamo, affetto ad amici gufi"

Si ammorbidiscono le posizioni con Forza Italia e si profila un testo condiviso sulla nuova Camera alta, che non voterà la fiducia al governo né il bilancio. Niente compensi aggiuntivi per i membri

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Per la riforma del Senato il compromesso è possibile. A Palazzo Chigi ci credono. E siamo alle trattative, dopo l'intervento del Capo dello Stato, che da una parte ha convinto i fedelissimi di Renzi ad abbandonare la via del prendere o lasciare, e dall'altra è riuscito ad ammorbidire i senatori. Elezione indiretta, meno membri indicati dal presidente della Repubblica e meno sindaci tra i punti-cardine del testo.

"Sulle riforme ci siamo, gli 80 euro" in busta paga "ok, l'Irap va giù, pronti i soldi sulle scuole. Mercoledì la P.A., con un pensiero affettuoso agli amici gufi", scrive Renzi su Twitter analizzando l'agenda del governo. Il punto fondamentale è che il braccio di ferro, quello tra i partiti e quello all'interno del Pd, sembra concluso una volta per tutte. E sembra che anche i contatti con Forza Italia stiano dando i loro risultati. Il nodo più duro da sciogliere resta quello con i dissidenti del Pd. Ma, come ha detto il premier da Lucia Annunziata a "In mezz'ora", "i consiglieri individuano al proprio interno quale consigliere regionale va al Senato: questo può essere un punto di mediazione".

Sui cardini del progetto Renzi pare che non ci siano margini di discussione: i senatori non votano la fiducia, non percepiscono indennità, non votano il bilancio, non vengono eletti dai cittadini. Su quest'ultimo punto Renzi aprirebbe però alle proposte di Calderoli e del lettiano Francesco Russo, come spiega Gaetano Quagliariello (Ncd) sul "Corriere della Sera": "Quando si eleggono i Consigli regionali, alcuni consiglieri vengono designati come senatori e poi sarà il Consiglio a scegliere, tra i designati, chi dovrà andare a Palazzo Madama". Insomma, una sorta di elezione indiretta. Ma con i nuovi senatori che, consiglieri regionali di fatto, sarebbero eletti insieme ai Consigli regionali, in un listino a parte però, e che sarebbero comunque poi pagati dalla Regione. Un particolare su cui anche la minoranza dei bersaniani è disposta a dare il suo ok. E tanti saluti al progetto di Senato elettivo di Vannino Chiti.

Insomma, si starebbe andando verso un accordo vero. Ecco i punti della modifica su cui sembra che si stia per convergere, dopo le febbrili trattative del fine settimana.

1 - Nell'ipotesi di compromesso a Palazzo Madama ci sono un numero identico (21) di sindaci e di consiglieri regionali.

2 - Diminuirà il numero dei senatori nominati dal Capo dello Stato, che il Nuovo centrodestra chiede di abolire del tutto.

3 - I nuovi senatori saranno eletti dai Consigli regionali e tolti dai componenti del Consiglio di ogni singola Regione.

4 - Si riequilibrerà la rappresentanza regionale, con Molise e Lombardia che avranno lo stesso numero di senatori, mentre la bozza Finocchiaro prevedeva un numero di membri proporzionale in rapporto alla popolazione.


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