HA FINTO UNA RAPINA

Varese, pensionata 64enne arrestata per l'omicidio del marito

Per i carabinieri ha ucciso l'uomo in casa a Somma Lombardo e finto una rapina per dissimulare il delitto. All'interrogatorio, la vedova si è avvalsa della facoltà di non rispondere

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Una pensionata di 64 anni di Somma Lombardo (Varese), Melina Aita, è stata arrestata dai carabinieri con l'accusa di avere ucciso il marito Antonino Faraci, trovato morto il 13 aprile nell'abitazione della coppia. La donna aveva raccontato ai carabinieri di Varese che non era presente in casa al momento del delitto. Secondo gli investigatori, Melina ha finto una rapina per nascondere l'omicidio.

La vedova non risponde all'interrogatorio - La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio condotto dai carabinieri e dal pm. I carabinieri stanno cercando di ricostruire il movente del delitto. La donna avrebbe ucciso il marito con tre coltellate al torace e una di striscio al collo e colpendolo alla testa con un soprammobile, un elefantino, trovato vicino al cadavere.

Dopo l'omicidio avrebbe nascosto il coltello, che non è ancora stato rinvenuto, e avrebbe simulato una rapina mettendo a soqquadro l'appartamento. Poi è uscita di casa urlando e ha chiamato i vicini, raccontando di aver trovato il cadavere del marito nel salotto e fingendo un malore, tanto che per rianimarla era intervenuto il personale del 118.

D'altra parte i carabinieri, in cinque giorni, avevano raccolto numerosi elementi che smentivano la versione della donna, che è accusata anche di simulazione di reato aggravata dal fatto di aver finto una rapina per garantirsi l'impunità dall'omicidio.

I militari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, sono in attesa di altri riscontri che arriveranno dai colleghi del Ris, ai quali sono stati inviati l'auto in uso alla donna e numerosi altri reperti sequestrati nel corso del sopralluogo degli specialisti del Reparto operativo di Varese.

La Procura di Busto Arsizio ha disposto il fermo anche in relazione al pericolo di inquinamento delle prove e di fuga. La pista familiare era stata individuata da subito dagli investigatori come la più probabile. La donna è stata portata nel carcere di Monza.