"Viene da pensare che cittadini meno fortunati, meno ricchi e potenti per reati molto minori vanno semplicemente in prigione. E' una giustizia a velocità variabili". Così Massimo D'Alema dopo il via libera all'affidamento in prova ai servizi sociali del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. "E' una decisione presa dalla magistratura con particolare attenzione al suo ruolo politico: è comprensibile", ha aggiunto l'esponente del Pd.
Anche per Renato Schifani, presidente del Nuovo Centrodestra, "il Tribunale di sorveglianza di Milano ha preso una decisione equilibrata e utile al normale svolgimento della vita democratica italiana perché non impedisce a Berlusconi di continuare a svolgere la sua attività politica". Tuttavia, sottolinea Schifani, "non possiamo dimenticare che egli è stato oggetto, da quando nel 1994 ha iniziato a partecipare alla vita politica, di un persistente attacco giudiziario senza precedenti".
Il senatore forzista Paolo Romani giudica invece "grave" il fatto che "dopo vent'anni dalla mietitura giudiziaria che avrebbe potuto consentire al partito comunista di arrivare al potere, Berlusconi e Dell'Utri oggi sono ristretti in provvedimenti definiti dalla magistratura". Per Romani è "un vulnus: non possono essere i giudici a decidere chi deve governare il Paese, il problema della riforma della giustizia si pone fino in fondo".
Il fatto che il leader di Forza Italia debba dedicarsi agli anziani a Cesano Boscone non ha invece auto "nessun effetto particolare" sul governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni.