In Italia abbiamo un problema. In realtà più di uno, ma la risoluzione di uno in particolare, potrebbe - nel tempo - capovolgere la nostra situazione finanziaria. Attualmente l'Italia fa troppo poco per incentivare e aumentare l'occupazione femminile. Dalle statistiche risulta che di tutte le donne fra i 16 e i 64 anni solo il 47 per cento ha un'occupazione. Quasi 11 punti sotto la media europea. Se poi diamo uno sguardo alla fetta di donne che diventano mamme, la situazione peggiora: quasi una donna su due non torna al lavoro dopo il parto a causa della difficoltà di conciliazione tra carriera e maternità. Un disastro.
E pensare che basterebbe davvero così poco per sfruttare l'occupazione femminile come un'arma proprio in questo particolare momento storico.Perché? Semplicemente perché con l'avvento della crisi sempre più donne cercano lavoro per supplire alla mancanza di lavoro dei mariti ribaltando la tradizione che vedeva l'uomo come capofamiglia e unico percettore di reddito. Alla donna spettavano i compiti di casa. Quali potrebbero essere le soluzioni?
La prima che viene in mente è la legge delega sul lavoro appena presentata in Parlamento e che prevede numerosi interventi sia di sostegno alla maternità sia per la conciliazione tra famiglia e lavoro. Aumentare il numero di asili nido e dei congedi parentali graverebbe troppo sulla spesa pubblica, mentre potrebbe essere sufficiente rivedere le regole sull'organizzazione del lavoro o sugli orari di apertura degli uffici pubblici, degli asili e delle scuole: un intervento sostanziale con un costo pari a zero. Ma spesso le rivoluzioni più efficaci sono quelle silenziose che partono dal basso. Perché aspettare un aiuto da parte dello Stato se l'Italia siamo noi?
Donne più serene al lavoro e quindi più produttive sarebbero il valore aggiunto per le aziende. Perché quindi non investire veramente nelle risorse umane e nella loro tranquillità? Niente idee impossibili da realizzare né utopistiche ma soluzioni reali già messe in pratica da alcune multinazionali a partire dal 2009 (Corriere Economia 2009).
Controlli regolari sulle differenze retributive tra generi e sul peso delle donne nei diversi livelli - un'ode alla meritocrazia a discapito degli stereotipi e del fantomatico gender gap, telelavoro con totale flessibilità, spesa on line e commissioni sul luogo di lavoro grazie a una figura simile a un “maggiornomo aziendale”, l'asilo nido aziendale. Azioni semplici che regalerebbero alle donne lavoratrici la serenità di cui hanno bisogno per produrre di più migliorando anche l'ambiente di lavoro.
Le aziende trarrebbero il maggior beneficio da un investimento del genere. Niente dispendiose azioni di pubblicità per un anno magari, ma queste sarebbero le migliori azioni di marketing per aumentare i profitti. In fondo le aziende sono fatte di persone.