SEMINFERMITA' MENTALE

Uccise passanti a picconate a Milano: Adam Kabobo condannato a 20 anni

Il gup ha riconosciuto al ghanese, che l'11 maggio 2013 uccise tre passanti a colpi di piccone, la seminfermità mentale, e ha disposto che passi tre anni in una casa di cura dopo aver espiato la pena

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Adam Kabobo, il ghanese che l'11 maggio del 2013 uccise tre passanti a Milano a colpi di piccone, è stato condannato, come richiesto dall'accusa, a vent'anni di carcere. Lo ha deciso il gup Manuela Scudieri che gli ha riconosciuto la seminfermità mentale. Il gup ha anche disposto per lui 3 anni da passare in una casa di cure e custodia come misura di sicurezza dopo l'espiazione della pena.

Il giudice ha dunque applicato il massimo della pena per il ghanese tenendo conto dello sconto per il rito abbreviato e del riconoscimento del vizio parziale di mente al momento dei fatti. All'alba dell'11 maggio del 2013 Kabobo aveva ucciso a colpi di piccone il pensionato Ermanno Masini, 64 anni, Daniele Carella, 21 anni, e Alessandro Carolè, 40 anni.

Il pm nel corso della sua requisitoria si era richiamato alla perizia psichiatrica che, disposta dal gip, aveva accertato che Kabobo soffre di "schizofrenia paranoide", ma che la sua capacità di intendere al momento dei fatti non era "totalmente assente" e la sua capacità di volere era sufficientemente "conservata".

Il pm inoltre aveva indicato tre possibili moventi per la furia omicida dell'africano: il "rancore verso la società", espresso anche in quello che l'omicida ha definito nei colloqui con i medici come "odio verso i bianchi" dettato dalle "voci" che sentiva; una "finalità depredatoria" che si era manifestata nel rubare i cellulari alle vittime; l'esigenza di "attirare l'attenzione su di sé". La difesa aveva invece chiesto l'assoluzione con il riconoscimento della totale infermità mentale.

La delusione dei parenti delle vittime - La condanna non soddisfa però i parenti delle vittime: "E' quello che mi aspettavo dalla giustizia italiana, per quello che mi riguarda è una pena insufficiente e vedremo poi se sconterà davvero questi vent'anni", ha commentato Andrea Masini, figlio di Ermanno, uno dei tre passanti uccisi da Kabobo.

Possibile causa al ministero - Quando (e se) la sentenza di condanna diventerà definitiva, è quindi possibile che alcuni dei familiari delle vittime intentino una causa civile contro il ministero dell'Interno per chiedere un risarcimento danni. Il gup, infatti, ha riconosciuto i risarcimenti alle famiglie delle tre persone uccise, ma poiché Kabobo è nullatenente i risarcimenti resteranno solo sulla carta. La causa sarà intentata, ha già spiegato il legale della famiglia Carolè, poiché l'Italia non ha mai costituito un fondo per indennizzare le vittime di reati intenzionali violenti, violando così una direttiva europea del 2004. E Andrea Masini spiega che " In un Paese normale deve essere automatico, lo Stato dovrebbe già risarcire perché è colpa dello Stato se è successo quello che è successo perché non è in grado di controllare".

Kabobo "si sente solo" - "Mi ha detto che si sente solo, che non capisce perché si trova da solo in cella". Lo ha raccontato Nancy Asare, interprete ghanese che ha avuto modo di parlare nel corso delle udienze del processo con l'assassino del piccone. "Ha un livello di alfabetizzazione bassissimo - ha spiegato - ha fatto 4-5 anni di scuola elementare, parlavo con lui dialetto ghanese e un po' di inglese".

La difesa pronta all'appello - I legali del ghanese, da parte loro, fanno sapere che aspettano "le motivazioni e poi andremo in appello", mentre pende ancora in Cassazione (l'udienza è fissata per il 30 maggio) l'istanza, bocciata in passato dal gip e dal Riesame, per chiedere il trasferimento di Kabobo dal carcere di San Vittore in un ospedale psichiatrico giudiziario. "Noi - spiegano i legali - riteniamo che il carcere non sia il luogo adatto per curarlo e ci auguriamo che venga trasferito".