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Moda, esci dalla torre d'avorio: copia il Salone del Mobile

Milano, tutto esaurito per la kermesse più democratica e social

agenzia

A Milano è cominciato il Salone del Mobile. E la città si trasforma. Certo c'è traffico, non si trova più un taxi, i mezzi pubblici sono nel caos, ma la città è vivace, allegra, divertente e divertita. Le strade sono affollate di stranieri (quest'anno ho notato una prevalenza degli asiatici), addetti ai lavori, ma anche semplicemente gente interessata, curiosi, tanti giovani, insomma tutti quelli, e sono tanti, che hanno voglia di vedere, sapere, capire dove sta andando l'arredamento, la casa, il nostro modo di vivere.

Perché, al contrario delle sfilate, il Salone del mobile è aperto, democratico, permette la partecipazione, anzi la incentiva. Chissà perché la moda, che pure ha il peso che tutti ben sappiamo nel nostro paese e nella nostra economia, continua a preferire la sua torre d'avorio? Una volta, si diceva, le sfilate così chiuse, rigidamente a inviti, erano organizzate così per evitare che un minuto dopo i cinesi rifacessero, paro paro, in versione low cost quello che lo stilista aveva studiato, elaborato, inventato in sei mesi di duro lavoro. Ma oggi, ai tempi dello streaming e del selfie, dove tutto viene condiviso in tempo reale, ha ancora senso tenere la nostra creatività migliore chiusa nei salotti per condividerla solo con gli addetti ai lavori?

Quest'anno comunque le parole d'ordine al Salone del mobile di architetti, archistar e aziende sono tecnologia e manualità, ovvero coniugare tutti gli strumenti del nuovo, dai tessuti alle lavorazioni, con la nostra tradizione artigianale, che è un modello per tutto il mondo. Perfino la plastica, materiale "nuovo" per eccellenza, sceglie l'hand made, sbandierando una filosofia della democratizzazione degli arredi. Divani in cocco e altri frutti esotici, sedie che arrivano dalle discariche, tessuti riciclati, il design si dichiara "politicamente corretto" e rifiuta la logica dell'esibizione, perché la sua mission oggi è solo farci vivere comodi, sereni. Grazie per la buona volontà, ma la notte ci addormentiamo pensando al Def, il famoso documento di economia e finanza appena approvato dal governo, e dubito che un letto nuovo potrebbe aiutarci. Sempre che ce lo potessimo permettere...

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