E così ci siamo presi una bella sgridata anche da Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, che ha detto che l'Italia è uno dei paesi peggiori, nella zona euro, per quello che riguarda il lavoro femminile.
È stata gentile a stringere il campo e parlare solo di Europa, perché nel mondo abbiamo performance persino più ridicole, visto che ci posizioniamo al 101esimo posto su 135, dopo nazioni come Burundi e Mozambico. E siccome la nostra (al contrario del suo predecessore che era quel famoso Strauss-Kahn…) è una vera signora, per tirarci le orecchie ha usato una formula gentile dicendoci che siamo "tra i paesi che incoraggiano meno la partecipazione delle donne al mercato del lavoro". Pensi che io avevo avuto la sensazione che praticamente la disincentivassimo, visti i pochi aiuti dati alla maternità e in generale ai lavori di cura…
Per orientarci meglio e darci una mano a cambiare le cose madame Lagarde ci segnala (un po' come a scuola, guarda che bravo il tuo compagno di banco) i paesi più virtuosi. Per esempio, l'Olanda che da moltissimi anni consente le più ampie formule di lavoro flessibile e part time. O il Giappone che ha fatto una vera campagna per la creazione di centri per l'infanzia per aiutare le donne madri e lavoratrici. Posso dire? Grazie, ma lo sapevamo già, perché leggiamo i giornali, viaggiamo e abbiamo anche amici che vivono all'estero… E come noi, temo, sanno tutto anche i nostri cosiddetti governanti, che come noi viaggiano, leggono i giornali, ecc. ecc. Una volta si diceva: manca la volontà politica.
Forse basterebbe un po' di banale buona volontà, ma, sembra di capire, nessuno considera una maggiore presenza delle donne sul mercato del lavoro e più in generale nella società una priorità del paese. Quindi, picche.. stiamo fermi in attesa che ci superi lo Zambia. Peccato, conclude la Lagarde, perché la produzione di reddito aggiuntivo aiuterebbe ad uscire dalla stagnazione. E anche dalla depressione, aggiungiamo noi.