PROFETA DEL GRUNGE

Kurt Cobain, vent'anni fa si toglieva la vita l'ultima icona del rock

Il 5 aprile del 1994, a Seattle, il leader dei Nirvana si suicidava con un colpo di fucile alla testa, chiudendo la parabola del gruppo simbolo del grunge e consegnandosi al mito

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Il 5 aprile del 1994, nella sua casa di Seattle, Kurt Cobain metteva fine con un colpo di fucile alla sua vita e alla parabola del grunge. Quella del leader dei Nirvana è stata forse l'ultima figura iconica della storia del rock, accostabile a grandi del passato divenuti miti, come Elvis Presley, Jimi Hendrix o Jim Morrison.

Quella dei Nirvana, e di Cobain in particolare, è stata una storia bruciante, rapida ma capace nell'arco di soli 5 anni e tre album, di guadagnarsi un posto definitivo nella storia del rock. Il grunge, quel movimento che rivoluzionò la musica nei primi anni 90, spazzando definitivamente i lustrini degli '80s riprendendo la filosofia del punk, ebbe da album come "Nevermind" (1990) e "In Utero" (1993) la spinta definitiva per diventare un fenomeno di massa. E se altri gruppi, dagli Alice in Chains ai Soundgarden fino ai Pearl Jam, hanno avuto un percorso più lungo e persino più stilisticamente rigoroso dei Nirvana, nessuno è riuscito a diventare il simbolo di un'intera fase musicale come ha fatto il terzetto formato da Cobain, Grohl e Novoselic .

Alla trasformazione in mito ha poi contribuito la morte di Kurt, tanto precoce quanto drammatica. Impossibile dire cosa ne sarebbe stato dell'immagine dei Nirvana se il gruppo fosse durato ancora anni, magari andando incontro a dischi sbagliati e cali di popolarità. Con il suo suicidio Cobain ha chiuso un percorso doloroso e tormentato e si è consegnato al mito intangibile. Al punto che i suoi compagni di viaggio hanno preferito da subito dedicarsi ad altro, rispolverando il nome Nirvana solo di recente, solo per un'occasione storica come quella di collaborare con Paul McCartney.

Una morte che di certo non arrivò come un fulmine a ciel sereno, visto che solo un mese prima, durante il suo soggiorno a Roma, Kurt ci aveva già provato imbottendosi di roipnol, anche se la cosa venne fatta passare a lungo come un'overdose involontaria. Come spesso accade nella storia del rock, mancando la possibilità di sostenere la tesi che in realtà non sia mai morto, qualcuno ha provato più volte a insinuare dubbi sulle ultime ore del cantante, se davvero si sia trattato di suicidio o piuttosto di omicidio. Quello che è certo è che da giorni, uno come lui, in grave crisi e in preda alla sua tossicodipendenza (al momento della morte aveva un mix terribile di eroina e valium), era sparito. Courtney Love aveva deciso di affidarsi a un investigatore privato quando, alla fine, Kurt avrebbe consumato il proprio dramma a casa, il primo posto dove cercarlo.

Vent'anni dopo resta l'impronta lasciata dai Nirvana e dal grunge sulla musica: il pop per un decennio buono non ha fatto a meno di chitarre distorte ma paradossalmente a uscire con le ossa rotte dall'avvento del grunge fu l'heavy metal. E un simbolo che anche i ragazzini che non hanno fatto in tempo a conoscere perché troppo giovani, oggi adorano. L'antidivo per eccellenza, un uomo tormentato al quale la fama e il successo sono stati il propulsore definitivo verso l'autodistruzione. Ma proprio perché così fragile e debole, amato senza riserve.