OPERAZIONE SCARFACE

Catania, blitz antimafia: 11 arresti In casa boss il trono di Tony Montana

Durante l'operazione, denominata "Scarface", sono stati sequestrati beni per oltre 65 milioni di euro: società di costruzione, ville, magazzini, un lido balneare e una discoteca

C'era anche un vero e proprio trono, simile a quello utilizzato da Tony Montana, interpretato da Al Pacino in "Scarface", in casa di una delle 11 persone arrestate in un'operazione antimafia a Catania. In manette anche un finanziere. Sequestrati beni per 65 milioni di euro. Il clan Mazzei apriva imprese nel settore edile e tessili per poi farle fallire non pagando i fornitori e vendendo i prodotti in nero.

Il provvedimento cautelare è stato notificato a Sebastiano Mazzei, 42 anni, figlio del capomafia Santo, ritenuto il reggente del clan dei 'carcagnusi'; Gaetano Cantarella, di 62 anni; Ivano Francesco Cerbo, di 54, di Livigno (Sondrio); William Alfonso Cerbo, di 32; Cirino Antonio D'Assero, di 45, di Livorno Ferraris (Vercelli); Gabriele Santi Di Grazia, di 33; Michele Di Grazia, di 25; Angelo Finocchiaro, di 67, di Acicatena ; Carmelo Panebianco, di 54; Luigi Zennaro, di 56; e il luogotenente Francesco Caccamo, di 53 anni, originario di Palermo.

Bancarotte per arricchire i clan - Secondo quanto emerso delle indagini della guardia di finanza di Catania, coordinate dalla Dda, i componenti della banda, dopo aver fittiziamente creato, anche nel centro e nel nord Italia, alcune società attive nei settori dell'edilizia e delle lavorazioni tessili, intestandone le quote a prestanome, provvedevano all'acquisto di prodotti e materiali per cifre importianti senza pagare. Facevano così leva sul potere di intimidazione mafiosa.

Botte e minacce ai fornitori e ai clienti - Ci sarebbero stati episodi di violenze e minacce sia nei confronti di fornitori-creditori sia di clienti. Il sistema così ideato, operando a monte (acquisti di merce non pagata) e a valle (vendite in nero), realizzava l'arricchimento degli associati fino al fallimento delle società. Altri 5 finanzieri, estranei a fatti di mafia, sono ai domiciliari per false attestazioni in blitz antidroga.