"Il colle dell'Infinito di Leopardi è patrimonio della letteratura e della cultura italiana e va preservato". Parola del ministro dei Beni culturali e del turismo Dario Franceschini, che ha annunciato di aver dato disposizione agli uffici competenti per "gli atti necessari a ribadire il parere negativo sui progetti che incidono sull'area". Si tratta di un piano di ristrutturazione di due edifici sul collee per trasformarli in country house.
Il parere arriva all'indomani della sentenza del Consiglio di Stato, che ha prescritto la riformulazione del parere della Soprintendenza ai beni architettonici delle Marche sul progetto appunto a Recanati, su un versante dell' "ermo colle" di leopardiana memoria. Contro la country house, proposta da privati al Comune di Recanati nel 2012, si erano schierati anche Italia Nostra, il Fai (che hanno affiancato la Soprintendenza nel procedimento) e la famiglia Leopardi.
La sentenza del Tar aveva invece accolto il ricorso dei privati intenzionati a realizzare il progetto. Oltre alla Soprintendenza e al ministero dei Beni culturali, anche la famiglia Leopardi, formata dagli ultimi discendenti del poeta, si era schierata contro un intervento che avrebbe inciso sull'ultima zona intatta del paesaggio leopardiano, protetta da un vincolo che però non implica l'inedificabilità assoluta.
Per i giudici amministrativi di secondo grado, che hanno sostanzialmente recepito l'impostazione del Tar, però, il parere negativo della Soprintendenza ha un difetto di motivazione, perché non esplicita "le effettive ragioni di contrasto tra l'intervento di recupero del vecchio fabbricato (preesistente all'imposizione del vincolo) e i valori paesaggistici dei luoghi" interessati.
Non vengono indicati i "profili" che arrecano pregiudizio "agli specifici valori dei luoghi oggetti di tutela". E "sfuggente appare il riferimento all'alterazione della percezione consolidata dell'immobile". Inoltre il vincolo prevede la possibilità di interventi sul territorio "nel rispetto del valore estetico e tradizionale dell'area".
Semmai, la Soprintendenza avrebbe dovuto indicare "accorgimenti tecnici o modifiche progettuali" par assicurare questo rispetto, ad esempio per l'uso di materiali specifici: legno, cotto, intonaco esterno nei colori tradizionali della zona.
Quindi, tutto da rifare: la Soprintendenza dovrà "riattivare in collaborazione con il Comune di Recanati e con spirito di leale interlocuzione con la parte privata il procedimento funzionale alla formulazione del prescritto parere, facendo in modo di ben evidenziare l'iter logico della sua definitiva espressione di volontà... e con l'esplicita e dettagliata indicazione delle condizioni" da rispettare per il rilascio del parere stesso.
La decisione del Consiglio di Stato, che ha respinto contestualmente anche la richiesta di risarcimento danni dei privati, è stata accolta in modo contrastante da tutti i protagonisti della vicenda. Per Italia Nostra "la partita è ancora aperta" e basterà che la Soprintendenza formuli il suo parere negativo in modo più puntuale per scongiurare l'ipotesi di una "cementificazione" lungo l'"ermo colle" immortalato da Leopardi.
Il Fai rispetta la sentenza del Consiglio di Stato, ma invita gli enti e le istituzioni preposte alla tutela del paesaggio alla "massima attenzione". Il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo, che aveva raggiunto un paio di anni fa un accordo con i privati per ridurre il volume edificabile nella valle, ritiene che con le prescrizioni della Soprintendenza l'intervento sarà accettabile e risanerà "un rudere ricettacolo di rifiuti e di gatti selvatici".
Ma il conte Vanni Leopardi si dice "meravigliato" per la scelta del Consiglio di Stato su un bene immateriale come il paesaggio leopardiano: "Noi non siamo contenti. Un cosa è ristrutturare una vecchia casa colonica, ma accettare che vengano modificati volumi e forme e realizzato un parcheggio non è un bene".