Il 18 settembre la Scozia deciderà se diventare o meno indipendente dal Regno Unito e il governo britannico sfodera l'asso nella manica per non perdere Edimburgo. L'arma è la diplomazia. Anzi il corteggiamento. Il ministro del Tesoro, George Osborne, presentando la finanziaria 2014 alla Camera dei Comuni, ha annunciato il congelamento della tassa sul whisky che per gli scozzesi rappresenta una fondamentale risorsa economica nazionale. Una mossa che potrebbe ribaltare le posizioni degli indipendentisti in kilt.
Da quelle parti sul whisky non si scherza. Un business da capogiro, importante quasi quanto quello energetico. E sul quale molti pareri in merito al referendum di separazione dal Regno Unito, che pare interessi una bella fetta di popolazione, potrebbero cambiare.
"Il whisky scozzese è una grande storia di successo britannica - ha detto Osborne - per sostenere questa industria, al posto di aumentare le tasse sul whisky e gli altri spiriti, oggi le congelerò".
Lo Scottish National Party (Snp), partito indipendentista che guida il governo di Edimburgo e ha promosso il referendum per l'uscita dal Regno, ha espresso in un comunicato grande soddisfazione per l'annuncio del ministro. Già a gennaio il governo britannico aveva presentato nuove misure contro la contraffazione del superalcolico. Il piano prevedeva attenti controlli a tutte le aziende impegnate nella "filiera", dalla fermentazione all'etichettatura, per verificare se rispettano le regole europee, in modo da consentire una corretta vendita all'estero dell'alcolico che conta estimatori in tutto il mondo.