I papà e la "sindrome di Calimero"
Otto padri su dieci si sentono ignorati e ridotti al ruolo di "Bancomat"
Il 19 marzo ricorre la loro festa, ma non tutti i papà si sentono felici di celebrare il loro ruolo: otto su dieci soffrono addirittura di una specie di "sindrome del brutto anatroccolo", si sentono ignorati ed esclusi dal rapporto di simbiosi che lega i figli alla mamma e hanno l'impressione di essere trattati alla stregua di un Bancomat.
Sono alcuni spunti di riflessione che emergono da
uno studio di "Found!", realizzato in occasione della Festa del papà e condotto su circa 600 uomini con figli adolescenti. felici del loro ruolo di genitori. Lo studio è basato sul monitoraggio dei principali social network, blog, forum e community dedicate, per capire quali sono i rapporti che legano i papà alla famiglia e ai figli, tra aspettative, gioie e dolori.
Il primo dato che salata all'occhio è che
moltissimi papà italiani (otto su dieci) si sentono un po' ignorati, come Calimero. Si lamentano di essere esclusi dal rapporto privilegiato che lega le mamme ai figli (26% dei casi), si sentono ignorati (21%), tenuti a distanza (37%) e considerati solo in certe situazioni e trattati alla stregua di un Bancomat (34%). Il 45% si rammarica poi di vedere messe da parte le loro esigenze, anche se sarebbe sufficiente una maggiore condivisione in famiglia per riscoprire la gioia provata all'annuncio di essere in procinto di diventare papà: questo è stato per oltre la metà di loro, per l'esattezza il 54%, il momento più bello della vita.
Per celebrare la loro festa, i papà d'Italia sognano soprattutto di farsi coccolare e viziare un po' (41% del campione), magari ricevere un regalo che li faccia sentire al centro dei pensieri dei propri familiari. Ma attenzione: non va bene un "regalo seriale", disdegnato dal 64% del campione, e sono al bando anche gli oggetti utili (55%): papà desidera qualcosa che sia legato a una sua passione o ai suoi hobby o, ancora meglio qualcosa da "godere insieme" (61%) con tutta la famiglia.
Spiega lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano: "Essere papà oggi è difficile più che mai, soprattutto nel trovare il modo di conciliare il lavoro con la famiglia. E' un'alchimia, e spesso ne risente il proprio equilibrio interiore". Insomma, spiega l'esperto, il papà vive il suo modo di essere genitore in modo fisiologicamente diverso rispetto alla mamma: anche si tratta di un legame che non è necessariamente vincolato alla quotidianità, non è per questo meno intenso. La posizione un po' più distaccata che rivestono i padri ha anche un retaggio culturale. Eppure, continua l'esperto, "troppo spesso i papà lottano come in un film muto, senza dare voce al proprio dissidio interiore, con la fatica di trovare un modo per gestire tutto e tutti. La parità di ruoli potrebbe essere interpretata come la possibilità di schierarsi in prima linea, inserendosi nella routine dei bisogni e delle mansioni, libero di mostrarsi fragile e spaventato. Genitori si diventa ad un certo punto, ma fare il papà e la mamma lo si impara con l'esperienza".
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