Anna e Fabio Stojan lavoravano fino a qualche anno fa nel mondo della pubblicità milanese. Appassionati di viaggi hanno abbandonato la carriera per dedicarsi a quello che sognavano: girare il mondo in moto e aiutare chi ha più bisogno. Nei loro viaggi su due ruote fanno tappa in luoghi remoti per visitare progetti solidali che poi raccontano. Due "testimoni" che vedono con i propri occhi e descrivono quanto è stato fatto con i soldi di chi ha donato un aiuto alle popolazioni più lontane.
“Abbiamo attraversato tutta l'Asia, dall'India al Pakistan” racconta Fabio, milanese, ex pubblicitario “Dopo aver visto tanta povertà abbiamo capito che non potevamo rimanere spettatori e che dovevamo fare qualcosa”.
Come è nato questo ruolo di “osservatori” a due ruote?
“E' da metà degli anni 80 che abbiamo capito che desideravamo girare il mondo. Siamo arrivati dove i limiti imposti dalle vacanze di tre settimane ci permettevano. Poi abbiamo deciso di dedicarci solo ai viaggi. Con il tempo e grazie ad amici abbiamo cominciato ad interessarci al lavoro che svolgevano nei luoghi più desolati le organizzazioni umanitarie. A spingerci è stata semplicemente la curiosità”.
Che cosa avete capito del mondo solidale?
“Che per fare davvero qualcosa servono persone competenti e non improvvisate. Vedere in tv uno spot su un villaggio povero è una cosa, starci e lavorarci è un'altra faccenda. Ti scontri con problemi quotidiani impensabili, dalla mancanza di acqua, luce, cibo ai mille problemi burocratici che ogni paese impone”.
Quando è stato il primo viaggio dedicato alla solidarietà?
“Nel 2012 abbiamo impostato il nostro viaggio con ben otto tappe per vedere progetti di cooperazione realizzati da diverse associazioni. Andiamo sul posto, entriamo in contatto con quelle realtà, cerchiamo di capire, vediamo e poi raccontiamo. Abbiamo cominciato con due progetti del Cesvi, uno in Tagikistan e uno in Zimbawe.”
Quali sono i paesi che più vi sono rimasti impressi nei vostri viaggi?
“Da un punto di vista paesaggistico il Pakistan la Mongolia, il Ladakh. Sono luoghi dove ti senti veramente solo sulla strada tra le montagne, paesaggi lunari”.
Invece quali progetti solidali vi hanno colpito di più?
“Nel nostro cuore è rimasta sicuramente la Casa del Sorriso di Chennay, in India, perché questo è un paese che sta vivendo un miracolo economico a due velocità, lasciando gran parte della popolazione indietro, in condizioni difficilissime. Ci sono bambini che lavorano nelle fabbriche di mattoni o di sigarette in una sorta di schiavitù.”
Per quest'anno cosa avete in mente?
“Vogliamo attraversare l'America Latina, visitando sei o sette progetti, tra cui la Casa del Sorriso di Lima che si occupa dei bambini che rischiano lo sfruttamento lavorativo o sessuale realizzata dal Cesvi attraverso il progetto Fabbrica del Sorriso di Mediafriends. Andremo anche in Brasile, Uruguay, Argentina, Cile e Bolivia".