L'ABI stima in 10 miliardi di euro il costo della gestione del contante in Italia: una cifra importante, non trova?
Una cifra enorme, sì. Per averne un'idea più chiara di cosa significano 10 miliardi di euro è sufficiente considerare che il Ddl di stabilità del 2014 è una manovra finanziaria da 11,6 miliardi di euro. Un paese evoluto come il nostro non può dover gestire un costo del contante più o meno pari a quello di una manovra finanziaria.
Come stanno le cose nel resto d'Europa? L'Italia non è in linea con la media UE?
No, non la è. In Italia circa l'87% di tutti i pagamenti avviene ancora in contanti: la media UE è 60%. Anche se gli strumenti di pagamento alternativi al contante si stanno diffondendo anche da noi, il confronto con la media europea è ancora impietoso. L'Abi stima che l'Europa spenda, in gestione del cash, circa 50 miliardi di euro l'anno: l'Italia, quindi, ne spende un quinto da sola. Troppo. Si tratta di costi legati al personale, alle apparecchiature, al trasporto, alla sicurezza, ai magazzini, alle assicurazioni.
Qual è la ragione per cui l'Italia non sta al passo col resto d'Europa?
Si tratta di ragioni culturali, di abitudine e in parte di comunicazione: è necessario informare i consumatori e gli esercenti di cosa significa usare il contante per i primi, accettarlo per i secondi. Ai consumatori il contante costa 200 euro all'anno a testa (dato “NoCashDay”), agli esercenti tra l'1,7% e il 2,2% degli incassi, quindi più della commissione media applicata ai pagamenti elettronici.
Quando ci avvicineremo alla media europea?
La strada è ancora lunga, ma la abbiamo intrapresa. Pochi anni fa la percentuale di pagamenti cash in Italia era il 90%, oggi è l'87%. Entro fine 2015, al termine dell'expo di Milano che può fungere da acceleratore in questo senso, contiamo che scenda all'80%. Come CartaSi stiamo facendo la nostra parte con sforzi importanti, perché crediamo che gli strumenti di pagamento alternativi al contante siano indispensabili per contribuire all'ammodernamento del Paese.
Cosa state facendo in tal senso?
Stiamo investendo molto in innovazione e stiamo creando nuovi prodotti e servizi di acquisto e pagamento che concorrono nel diffondere la cultura del superamento del contante. In tal senso stiamo lavorando su diversi fronti, in particolare nel mettere a disposizione dei cittadini strumenti di pagamento elettronici innovativi e nell'adeguare la rete di accettazione degli esercenti. Se i consumatori hanno in mano strumenti innovativi ma non possono utilizzarli perché non ci sono punti vendita in grado di accettarli, la cosa è fine a sé stessa. E' necessario pensare sia a chi spende, sia a chi accetta pagamenti.
Qualche esempio concreto sul fronte degli esercenti?
Stiamo adeguando i nostri POS affinché possano accettare i pagamenti NFC e contactless: entro la fine del 2014 ne avremo oltre 100 mila sparsi su tutto il territorio nazionale, ossia uno su sei. Inoltre, sempre su questo fronte, abbiamo appena reso disponibile per tutte le nostre Banche partner il Mobile POS, un dispositivo da collegare, in modalità wireless, a smartphone e tablet in modo che questi possano accettare pagamenti come i POS tradizionali: un prodotto pensato per liberi professionisti, artigiani e tutti quegli esercenti che necessitano di accettare pagamenti in mobilità.
Per i consumatori, invece, a quali progetti state lavorando?
Nel corso di quest'anno lanceremo sul mercato i progetti pilota NFC e contactless che, dall'anno scorso, stiamo sperimentando con successo insieme a Vodafone, Ubi, Mediolanum. A ciò si aggiungeranno altri prodotti e servizi legati ai pagamenti mobile, a quelli tramite QR code e all'e-commerce. Puntiamo sull'innovazione, investiamo in tecnologia. L'obiettivo che ci siamo posti è arrivare a fine 2015 con in circolazione 2 milioni di carte CartaSi che possano operare in modalità NFC e 4 milioni dotate di tecnologia contactless.