Su Internet e sui social network viene riversata una mole incredibile di informazioni che a volte non sono vere e procurano anche allarmi se diventano virali. Spesso alcune notizie si scremano col buon senso e con le verifiche, soprattutto nel lavoro giornalistico, ma ora arriva uno strumento che aiuta a scovare le bugie su Twitter. Si chiama Pheme ed è un software a cui stanno lavorando ricercatori europei capeggiati dall'università di Sheffield.
Il programma - una sorta di macchina della verità online diversa dal fact-checking che è un'attività cooperativa fatta da persone che spulciando dati e informazioni possono certificare insieme una determinata notizia - classifica i "rumor" online in quattro categorie: speculazione, controversia, informazione sbagliata e disinformazione.
E mette in fila anche le fonti per valutare lo loro autorevolezza: esperti, giornalisti, testimoni oculari, cittadini comuni. Infine, Pheme esamina il background della fonte e la sua storia (i post pubblicati in passato) per individuare gli account Twitter creati esclusivamente per diffondere false informazioni.
Incrociando queste informazioni Pheme rimanda il risultato a un programma visuale (dashboard) per capire anche l'andamento delle conversazioni su una determinata notizia. Il progetto è stato ispirato dal lavoro del professor Rob Procter dell'Università di Warwick che esaminò il boom di rumors su Twitter dopo le proteste a Londra del 2011, esplose a seguito dell'uccisione da parte della polizia di un giovane di colore.