Sale la tensione in Crimea. Nella penisola sul Mar Nero il movimento filorusso che vuole l'annessione a Mosca continua a soffiare sul fuoco della secessione dall'Ucraina e nella capitale Simferopoli alcune decine di uomini armati e in mimetica hanno fatto irruzione nel palazzo del Parlamento e in quello del governo e li hanno occupati issando sugli edifici il tricolore di Mosca.
Dopo essere fuggito da Kiev in maniera rocambolesca riuscendo a far perdere ogni traccia, il deposto presidente ucraino Viktor Ianukovich è rispuntato sulla scena politica tuonando minaccioso di essere ancora lui il capo di Stato "legittimo".
A quanto pare, l'ormai ex aspirante dittatore si è rifugiato in Russia - dove ha annunciato una conferenza stampa, a Rostov venerdì - e il Cremlino ha già fatto sapere che gli garantirà sicurezza: una "copertura" che suona come una sfida a Kiev proprio nel giorno dell'insediamento del nuovo governo guidato dal moderato Arseni Iatseniuk in cui hanno trovato posto relativamente pochi politici e tanti tecnici e icone della rivolta antigovernativa di questi tre mesi.
I movimenti delle truppe russe al confine con l'Ucraina fanno paura a Kiev e lasciano col fiato sospeso l'intera comunità internazionale. Washington e la Nato si dicono "preoccupati" per queste esercitazioni che, in un momento così delicato, fanno temere una possibile invasione dell'Ucraina, e invitano la Russia a non compiere "azioni che possano accrescere la tensione".
Ma il braccio di ferro tra Ucraina e Russia per ora si gioca soprattutto in Crimea, la penisola a maggioranza russofona regalata da Krusciov alla repubblica sovietica ucraina nel 1954 e dove Mosca ha un'importante base navale (a Sebastopoli).
E sono proprio i russofoni a premere per allentare i legami con il governo centrale di Kiev di un territorio che è già costituito in repubblica autonoma all'interno dell'Ucraina. Una prima importante vittoria l'hanno ottenuta quando i deputati del parlamento locale - che è occupato da paramilitari - hanno indetto un referendum per dare alla Crimea maggiore autonomia: si voterà il 25 maggio, lo stesso giorno in cui sono previste le elezioni presidenziali in tutta l'Ucraina.
Ma mentre i filorussi occupano i palazzi del potere e innalzano le prime barricate, a Kiev non stanno a guardare, e il ministro dell'Interno Arsen Avakov ha messo in allerta le forze di polizia, comprese quelle speciali, "per fronteggiare lo sviluppo di azioni estremiste" ed "evitare un bagno di sangue".
Secondo alcuni, dietro queste azioni ci sarebbe lo stesso Cremlino. La pensa ad esempio così Refat Chubarov, presidente del Medjlis, l'assemblea che rappresenta i tatari di Crimea, un'importante minoranza etnica della penisola che appoggia in tutto e per tutto le nuove autorità di Kiev e non ne vuole sapere di Mosca.
Così, mentre continuano le esercitazioni delle truppe russe al confine, il governo ucraino - che si sente evidentemente minacciato - fa sentire la sua voce. L'incaricato d'affari russo in Ucraina, Andrei Vorobiov (che fa le veci dell'ambasciatore richiamato a Mosca) è stato convocato al ministero degli Esteri ucraino, dove gli è stato precisato che la Russia deve astenersi dagli spostamenti dei reparti militari della flotta del Mar Nero. Non solo, ma il presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turcinov, non ha esitato a definire "aggressione" qualsiasi movimento dei militari della flotta russa in Crimea fuori delle zone prestabilite.
Kiev non vuole insomma più vedere blindati russi scorrazzare nel centro di Sebastopoli, come è avvenuto qualche giorno fa. Il nuovo premier Iatseniuk ha però anche aperto a Mosca, invitando al dialogo per costruire delle buone relazioni di vicinato.
E a preoccupare l'Ucraina è anche la situazione finanziaria, aggravata, secondo Iatseniuk, dal fatto che il governo del defenestrato Ianukovich avrebbe sottratto 70 miliardi di dollari dalle casse dello Stato negli ultimi tre anni per trasferirli su conti all'estero. Per superare questo momento di difficoltà il capo del governo ha dovuto annunciare "decisioni impopolari sui sussidi, sulle tariffe e sui programmi sociali". In aiuto di Kiev dovrebbe arrivare un prestito del Fondo monetario internazionale, che si è detto "pronto" a rispondere a una richiesta lanciatagli dall'Ucraina.