Cardiochirurgia prenatale all'avanguardia all'Ospedale Papa Giovanni XXIII. Per la prima volta in Italia, è stato inserito uno stent in un feto senza incisioni nell'addome della madre né nell'utero. L'équipe medica ha usato una cannula per intervenire su un feto affetto da ipoplasia del cuore sinistro, una malformazione che comporta il mancato sviluppo della metà sinistra dell'organo.
Il piccolo sarebbe morto - Un quadro simile permette la sopravvivenza in utero, ma non alla nascita. Nicola Strobelt, ginecologo responsabile dell'Unità di Medicina materno-fetale, spiega: "Dopo aver praticato l'anestesia generale sul feto, abbiamo inserito una cannula nell'addome materno e nella membrana uterina, pungendo il torace del feto, trapassando il polmone e l'atrio cardiaco sinistro, forando il setto interatriale".
Una volta posizionato correttamente l'ago, Matteo Ciuffreda ha inserito all'interno della cannula una minuscola guida e su di essa un catetere provvisto di stent, che è stato gonfiato e rilasciato in sede cardiaca per mantenere aperto il foro praticato con la settostomia. Il medico Ciuffreda ha illustrato: "Il controllo ecografico immediato ha confermato il corretto posizionamento dello stent e il ripristino del passaggio di sangue dai polmoni al cuore, obiettivo dell'intervento. Questo consente di prevenire in utero la compromissione irreversibile della funzione polmonare e di non andar incontro a morte certa alla nascita".
I rischi sono alti - Luigi Frigerio, direttore del Dipartimento materno infantile, ha precisato: "I rischi delle procedure intrauterine sono alti e le rendono necessarie in pochi casi selezionati, per i quali i benefici superino i rischi. Occorre avere la certezza che il nostro intervento cambi la storia della malattia, e così è stato in questo caso ".