Saremo pure ingenui, ma una delle poche cose che non si possono negare sono i sogni. Così abbiamo pensato di andare alla ricerca di tutti quegli italiani che non si sono arresi alla crisi, ma hanno saputo rialzarsi e reinventarsi con successo. E ce ne sono. In molti hanno deciso di arrangiarsi trasformando i propri sogni in fonte di reddito. Di necessità virtù, appunto: è il titolo della rubrica di Tgcom24 che parla di chi, nonostante la difficile situazione economica, si è rimboccato le maniche. Se anche tu hai sfidato la crisi e ne sei uscito vincente: scrivi e racconta la tua esperienza.
Proprio mentre si discute di come riformare il lavoro dipendente, c'è chi ha deciso di muoversi in un'altra direzione, evitando la gimkana di contratti a scadenza e collaborazioni fasulle: in una parola, autoimpiego. Numeri alla mano: nell'Italia in cui il 41,6% dei giovani che cerca un' occupazione non la trova, un ragazzo su quattro al termine degli studi si mette in proprio. Sono gli ultimi dati di Unioncamere, secondo i quali il 34% delle imprese aperte nei primi nove mesi del 2013 ha un titolare under 35, uno stock di ben 675mila unità. E tra questi "temerari" c'è Santo Fragalà: classe 1988, catanese, medico veterinario (forse uno dei più giovani in Italia) laureato con 110 e lode a Messina, ha deciso di aprire un'azienda agricola tutta sua. Si chiama "Gjmàla'": è la prima fattoria in Italia e la seconda in Europa che si occupa della produzione e della distribuzione del latte di dromedario.
Un sogno arabo in terra sicula insomma: siamo a Trecastagni, nelle campagne di contrada Ronzina nel Catanese. Santo ci dice che il suo era un percorso predestinato: "Fargalà, il mio cognome, deriva dall'arabo. Apparteniamo alla seconda dominazione araba in Sicilia, e significa Gioia di Allah. Dunque il rapporto con i dromedari era scritto nel mio Dna".
Come ti è venuta l'idea di un allevamento di dromedari in Sicilia?
"Durante il dottorato, facendo una ricerca sui fosfolipidi nel latte di diverse specie, mi capitò di leggere un articolo sulle qualità del latte di dromedario. Fu quella la scintilla che ha scatenato in me la voglia di proseguire nella ricerca e di realizzare l'idea di aprire un allevamento qui in Italia. Inoltre mi occupo di animali esotici, dunque la possibilità di lavorare ogni giorni con i dromedari mi ha reso felice!"
Quanti animali hai? Li curi tu?
"Per adesso abbiamo tre esemplari, un maschio e due femmine. Una femmina riesce a produrre sino a 20 litri di latte al giorno, dunque in una fase di startup, ho deciso di iniziare con una produzione minima allo scopo di evitare l'invenduto non sfruttando esageratamente gli animali. Se la richiesta del mercato aumenterà sono già pronto a prendere altri animali. I paddock e le strutture sono già pronte. Li curo io e la mia famiglia: per adesso è un'azienda a conduzione familiare".
Da quanto tempo c'è?
"Siamo aperti al pubblico dal 15 dicembre. Ma considera che ci lavoro da un anno e mezzo".
Hai avuto aiuti pubblici? Chi lavora a questo progetto?
"Non ho ricevuto nulla né da enti pubblici che statali, né progetti europei né a fondo perduto. Abbiamo fatto tutto con le nostre forze: cosa che, se da un lato ci rende orgogliosi, dall'altro ci porta a lavorare spesso con una certa lentezza. Ovviamente siamo seguiti da commercialisti, legali e agronomi".
Che cosa produce un allevamento del genere?
"Un allevamento del genere produce fondamentalmente latte. Questo viene venduto come latte fresco crudo o come prodotti derivati. Infatti l'azienda ha tre linee di produzione, una lattiero casearia, una dolciaria e una cosmetica. Tre laboratori artigianali già collaborano per la linea dolciaria, che produce biscotti e cioccolato. Poi c'è quella cosmetica che ha prodotti per il bagno e per la cura della persona. Inoltre in azienda facciamo attività didattica per bambini ed adulti".
Insomma, un bel da fare. Dici che questo tuo percorso era scritto nel destino…perché?
"Diciamo che sono una persona molto determinata e testarda, quando voglio una cosa la ottengo. Era scritto nel destino perché Fragalà, il mio cognome, deriva dall'arabo. apparteniamo alla seconda dominazione araba in Sicilia, e significa Gioia di Allah. Dunque il rapporto con i dromedari era scritto nel mio Dna".
Hai investito soldi? Quanti?
"Tanti".
E' la tua attività principale? Ti permette di guadagnare?
"Sta divenendo la mia attività principale, perché richiede molto tempo. Per adesso tante uscite e poche entrate: speriamo bene nel futuro. Ovviamente è una cosa che sapevamo, abbiamo iniziato da poco, stiamo lanciando un prodotto nuovo, adesso aspettiamo la risposta del mercato".
Mettersi in proprio in Italia si può?
"L''italia è un bel paese, potrebbe dare tanto, ma in questo momento sta vivendo non solo una crisi economica e politica, ma una vera e propria crisi di identità. Più volte ho pensato di fuggire, scappare oltre i confini, magari verso una meta fatta di certezze, ma poi ripenso a quello che lascio a quello che qui ho, e che fuori dall'Italia non avrei più. Allora ho deciso di mettermi in gioco,scommettere qui, soprattutto nella mia Sicilia. Speriamo di non essere deluso".