Sin dai primi esperimenti, i videogiochi hanno cercato di proporsi come strumento capace di riunire le persone, un mezzo per sviluppare la socializzazione e creare dei rapporti destinati a durare nel tempo. Da Pong a Space War, da Pac-Man ad Asteroids e Wonder-Boy, i videogames per anni hanno continuato a proporre esperienze multiplayer e single-player tramutando luoghi come le sale giochi in veri e propri centri di aggregazione.
Nel corso della sua storia, l'industria videoludica si è evoluta proponendo tante opportunità di riunire persone che coltivassero la stessa passione. Dai LAN Party che spopolavano agli inizi degli anni 2000 ai primissimi giochi votati espressamente per il multiplayer, sono stati tanti gli elementi che hanno dato vita a quello che oggi è diventato un fenomeno di massa: gli eSports, ovvero il lato competitivo dei videogames.
Ma cosa voleva dire essere un giocatore professionista nei primi anni 2000? Ce ne parla Simone "AkirA" Trimarchi, ex-pro player italiano e oggi telecronista delle maggiori competizioni eSports.
Simone sottolinea come la scena competitiva sia cambiata in vent'anni, passando da arene che ospitavano più di un gioco a eventi legati a un singolo videogame, capaci di attirare migliaia di spettatori sia fisicamente che virtualmente grazie alle trasmissioni in streaming.
Dello stesso avviso è Andrea Facchinetti, esperto di giochi di guida e telecronista del campionato FIA Gran Turismo World Championship, che analizza le differenze tra piloti reali e campioni virtuali, ma anche delle sensazioni che si provano a raccontare le esibizioni di questi atleti che, tramite il videogioco, sono in grado di far provare emozioni indescrivibili. Ad accompagnare Andrea ci pensa un altro esperto di sport elettronici, il giornalista Emilio Cozzi, che ci parla di come questo ecosistema alimenti un mercato del valore di quasi due miliardi di dollari.
Del fenomeno eSports e più in generale della scena broadcast ci parla anche Giorgio Calandrelli, meglio conosciuto come Pow3r, che è certamente uno degli streamer più famosi sulla scena italiana: Giorgio ci racconta cosa significhi essere un intrattenitore sul web, di come abbia sfruttato l'esperienza di una carriera da giocatore professionista per offrire alla sua community (da oltre un milione di follower) giocate di alto livello e di come Internet gli abbia permesso di creare rapporti di amicizia che durano da anni e si estendono anche alla vita reale.
I videogiochi, dunque, non sono solo un medium da gustare in solitaria, come si fa ad esempio nel caso di un buon libro, ma anche un modo per riunirsi e condividere interessi e passioni con altre persone. Ma fin dove si spingeranno in futuro? Ne parleremo nel decimo e ultimo episodio di Mastergame Play la prossima settimana, non mancate.