Totoministri, chi ha detto no a Renzi
Da Baricco a Prodi, da Guerra a Gino Strada ecco i primi "no" di peso incassati dal premier. E il rebus delle poltrone continua
Nel rebus del totoministri, gli unici nomi certi sono quelli che, per svariati motivi, hanno finora detto no al neopremier. Da Baricco a Prodi, da Guerra a Gino Strada ecco i "no" di peso incassati da Renzi. I primi rifiuti sono arrivati dallo scrittore Alessandro Baricco, predestinato al ministero della Cultura, e da Andrea Guerra, a.d. di Luxottica per lo Sviluppo Economico e Lavoro, che ha preferito restare in azienda.
Non mancano, dunque, le prime grane per il segretario del Pd. Il primo a dire "no, grazie" è stato lo scrittore Alessandro Baricco, destinato inizialmente al ministero dei Beni Culturali. Anche il fondatore della Ong Emergency, Gino Strada, avrebbe rifiutato la poltrona offerta a Baricco.
Rebus economia - Ma il vero rompicapo per Renzi è il delicato e difficile ministero dell'Economia. Al rifiuto del manager Andrea Guerra, sarebbe seguito un altro no, quello di Romano Prodi. L'ex premier, un nome di peso, avrebbe declinato "l'invito" perché ormai fuori, per sua scelta, dalla vita politica italiana. Si sarebbe chiamata fuori anche l'altra candidata, Lucrezia Reichlin, ben vista da Napolitano e dall'Europa. "Senza riforme concordate prima con il premier, non vado a Bruxelles a chiedere di rivedere il tetto del 3%", avrebbe confidato ai suoi.
Il caso Barca - Clamoroso poi il caso Barca. Caduto in un tranello (una telefonata da un finto Vendola), ha rivelato di aver rifiutato la poltrona di Saccomanni sempre all'Economia, criticando duramente il premier.
Ultimo no sarebbe quello di Renzo Rosso, patron della Diesel: "Di fare il ministro me l'hanno chiesto e non solo Renzi, anche i precedenti mi hanno chiesto di partecipare alla vita politica ma la politica non fa parte della mia mentalità. E' un sistema dove devi lavorare con una marea di burocrati. Io sono abituato a fare".
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