Antonia Liskova: "Teatro di denuncia, perché non si possono chiudere gli occhi"
L'attrice è in scena a Roma con "Nel nome di chi?", un testo forte che parla dei lati oscuri del mondo della Chiesa. Ma precisa: "Non è un testo anticlericale, non attacchiamo l'istituzione ma denunciamo alcuni comportamenti sbagliati"
Debutta il 18 febbraio, al Teatro Sala Umberto di Roma, "Nel nome di chi? - Dentro i muri del Vaticano", uno spettacolo di Gabriele Guidi ed Ennio Speranza. Protagonista è Antonia Liskova, volto noto delle fiction che qui si mette alla prova con un testo difficile di teatro di denuncia su eventi realmente accaduti. "Non è uno spettacolo anticlericale - spiega la Liskova a Tgcom24 -, ma su certe cose non si possono più chiudere gli occhi".
Antonia Liskova: "Teatro di denuncia, perché non si possono chiudere gli occhi"
Il testo è il risultato di mesi di ricerche e di studio: un'attenta analisi sull'operato degli organi direttivi del Vaticano negli ultimi decenni. Una trama forte che affronta temi attualissimi come la pedofilia, i beni immobili della Chiesa, lo IOR, senza però volere attaccare l'istituzione chiesa in quanto tale né tanto meno sminuire le molteplici opere di carità, i tanti “piccoli grandi sacerdoti” che lealmente si dedicano a molte comunità (dai piccoli centri dell'Italia, fino alle zone più disagiate del mondo) e ancor meno gli oltre 800 missionari "caduti sul campo" negli ultimi 20 anni. "E' uno spettacolo che nasce dalla voglia di giustizia - spiega la Liskova -. Perché credo si debba capire, si debba sapere".
Come è stato per te affrontare questo testo?
Molto impegnativo, più che una è una prova teatrale questa è una prova difficile proprio dal punto di vista umano. Sentire l'impatto che ha sul pubblico è molto forte. Ma questo è un testo fatto con grande delicatezza e rispetto, soprattutto per chi ha subito in qualche modo dei danni da certi comportamenti. L'argomento più delicato tra quelli trattati è sicuramente quello della pedofilia. Gli altri sono comunque gravi ma meno delicati dal punto di vista umano.
Questo è un campo decisamente diverso da quelli con cui ti eri misurata in passato, anche in campo teatrale. Hai avvertito un'emozione particolare?
Il timore o l'emozione non sono paragonabili con quello che ho fatto in passato. Qui parliamo di terrore puro. Oltretutto le mie esperienze teatrali precedenti sono pochissime e quindi non potevo contare appoggiarmi all'esperienza per essere più tranquilla. Mi sono dovuta affidare completamente alla regia e cercare di interpretare nel modo migliore questi argomenti.
Credi che in un'epoca come la nostra, dove il pubblico sembra assuefatto a tutto, il teatro di denuncia possa ancora avere effetto?
Assolutamente sì. La televisione e il web sono mezzi di comunicazione fondamentali. Però il teatro ti dà un impatto diretto che è impagabile e molto più forte degli altri mezzi. Credo che questo spettacolo sia stato realizzato proprio per questo: con la convinzione che fosse il modo migliore per aprire gli occhi alla gente su certe cose. Non si poteva più far finta di nulla, a un certo punto per quanto uno cerchi di tenere gli occhi chiusi, la luce comunque passa.
Hai fatto tanta televisione. Il teatro ti dà qualcosa di più?
La televisione è un lavoro, che permette di fare cose meravigliose ma è comunque una professione che cerco di fare al meglio. Qui c'è qualcosa di più. Sono una mamma, sono una donna, una persona che ha un grandissimo rispetto per la morale. E' un messaggio, un momento di riflessione. Non un semplice spettacolo teatrale. E poi senti tutta la responsabilità di questo argomento, non c'è improvvisazione, devi essere molto preciso.
Avete trovato difficoltà o porte chiuse visto l'argomento molto scottante?
Si, più di una. Ci sono teatri che hanno paura ad ospitare lo spettacolo, reti e trasmissioni che non vogliono promuoverlo proprio per l'argomento che tratta. Trovo scioccante tutto questo perché significa voler ignorare cose che sono accadute. Noi non stiamo accusando nessuno. Non è uno spettacolo anticlericale, che giudica. Spieghiamo semplicemente quello che è successo, mostrando senza timori alcuni lati negativi della Chiesa. Più troviamo difficoltà sulla nostra strada e più sentiamo la carica per andare avanti.
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