Marò, governo India: no a pena di morte, ma sì a legge anti pirateria
La patata bollente passa ora alla Procura generale che dovrà spiegare come poter prescindere da quanto la legge anti pirateria chiaramente sostiene e cioè che "se una persona causa la morte di un'altra, sarà punita con la morte"
Il ministero dell'Interno indiano ha comunicato alla Procura generale il proprio assenso a non invocare per i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la pena di morte. Lo scrive l'agenzia di stampa statale Pti. Il ministero avrebbe espresso tuttavia l'opinione che nei confronti dei due sia utilizzata comunque la legge per la repressione della pirateria (Sua Act), che può prevedere anche la pena capitale.
La comunicazione, in cui il ministero ammorbidisce relativamente la sua posizione per avvicinarla a quella contraria all'uso del Sua Act (e della pena di morte) degli Esteri e della Giustizia, è stata fatta martedì durante una riunione dei vertici degli Interni con il procuratore generale G.E. Vahanvati.
Adesso la "patata bollente - osserva la Pti - è nelle mani di Vahanvati, che dovrebbe in tempi brevi formulare la sua opinione sulla questione". Il magistrato dovrà infatti spiegare come poter prescindere da quanto la legge anti pirateria chiaramente sostiene e cioè che "se una persona causa la morte di un'altra, sarà punita con la morte".
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